Così le donne mandano in fumo la loro salute
Fra le italiane stanno aumentando costantemente le nuove diagnosi e la mortalità per tumore del polmone, che invece negli uomini sono in calo
31 Maggio
Ogni anno, in questa data, l’organizzazione Mondiale della Sanità celebra il World No Tobacco Day, la Giornata mondiale senza tabacco. Il tema scelto per il 2018 è «Fumo e malattie cardiovascolari»: più di 7 milioni di decessi ogni anno nel mondo sono causati dal tabacco, 900mila dei quali in non fumatori, che muoiono per aver respirato fumo di seconda mano alle domande dei lettori sul fumo all’indirizzo
http://forum. corriere.it/ sportello_ cancro_stop_ al_fumo/
www.corriere. it/salute/ sportello _cancro
Il fumo continua a essere la prima causa di morte evitabile in tutto l’occidente e uccide ogni anno nel nostro Paese più di 70 mila persone. Le statistiche lo indicano chiaramente: nel mondo, il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme.
Ciononostante sono quasi 12 milioni gli italiani (il 20 per cento della popolazione) che continuano ad accendersi una sigaretta ogni giorno. E, secondo i dati dell’osservatorio fumo alcol e droga dell’istituto Superiore di Sanità (Iss), il numero delle donne fumatrici è in crescita (siamo passati da 4,6 milioni del 2016 a 5,7 milioni del 2017), mentre quello degli uomini è in calo (l’anno scorso erano 6 milioni rispetto ai 6,9 milioni del 2016).
«Mai in Italia c’è stata una differenza così bassa tra uomini e donne che fumano — sottolinea Giulia Veronesi, membro del Comitato Scientifico di No Smoking Be Happy, il progetto di lotta al fumo di Fondazione Umberto Veronesi nato nel 2008 —. Nuovi dati indicano che il rischio è probabilmente ancora sottostimato. Secondo un’ampia indagine promossa da Fondazione Umberto Veronesi fuma il 45% delle donne e il 38,6% lo fa tutti i giorni. Sono molte di più di quante siamo abituati a pensare e, se non si riuscirà a invertire questa tendenza, l’impatto sulla salute femminile nei prossimi decenni sarà disastroso. Nel nostro Paese stanno infatti già aumentando anche le malattie correlate al tabacco nella popolazione femminile».
Per queste ragioni la Fondazione Umberto Veronesi ha affidato ad Astraricerche un’indagine su donne e fumo in Italia, che ha coinvolto un campione di 1.502 donne italiane fra i 15 e i 65 anni e ha svelato dati allarmanti: quasi il 35 per cento delle interpellate fuma 3 o più sigarette quotidiane, a cui si aggiunge un 10 per cento circa che ammette di accendersi una sigaretta di tanto in tanto.
«Sempre più fumatrici attribuiscono erroneamente alla sigaretta proprietà antistress, la vedono come uno strumento per convivere con le tensioni — commenta ancora Giulia Veronesi, che è anche responsabile della sezione di Chirurgia Robotica presso l’istituto Clinico Humanitas di Milano —. Così le nuove diagnosi e la mortalità per tumore del polmone sono in aumento fra le italiane, mentre i casi negli uomini diminuiscono. Senza contare che, oltre a tutti gli altri danni, nelle donne il fumo compromette pure la fertilità e la salute riproduttiva, e si lega alla menopausa precoce e alla fragilità delle ossa».
Ci sono però anche buone notizie: tre interpellate su quattro hanno già provato a smettere e l’85 per cento dice che vorrebbe farlo. Secondo gli ultimi dati dell’iss, da anni il 30 per cento dei connazionali tabagisti cerca di smettere senza successo. Il 75 per cento di loro ci prova da solo e soltanto circa il 5 per cento tenta utilizzando i farmaci per la disassuefazione.
«Invece è fondamentale, per aumentare le probabilità di successo, personalizzare l’intervento — spiega Roberto Boffi, medico pneumologo, responsabile del Centro antifumo dell’istituto nazionale dei tumori di Milano—. Rivolgersi a uno dei moltissimi centri antifumo (si può sapere dov’è il più vicino chiamando il numero verde 800554088) può essere il modo migliore per ricevere sia sostegno psicologico sia i medicinali o il supporto più adeguato al singolo fumatore».
Il primo passo utile, oltre a chiedere aiuto, è fare l’identikit del fumatore: quanto e quando fuma, perché, da quanto tempo e il suo atteggiamento, anche psicologico, nei confronti delle sigarette.
In base a questo il medico decide quale strategia prescrivergli per aiutarlo ad affrontare i sintomi legati all’astensione: si può optare per un metodo unico o per un mix di interventi a seconda della persona che si ha di fronte.
«Le strategie a disposizione sono tante — continua Boffi —. La terapia sostitutiva della nicotina, di cui è stata ampiamente dimostrata l’efficacia, consiste nell’utilizzare di versi medicinali con un basso contenuto di nicotina in modo tale da attenuare i sintomi dell’astinenza. Caramelle, cerotti, inalatori o gomme da masticare possono essere acquistati in farmacia senza ricetta, ma per stabilire tempi e dosi può essere utile seguire i consigli del proprio medico: in genere bisognerebbe assumerli per tre mesi, con un dosaggio giornaliero da ridurre di un terzo mensilmente».
Altro metodo efficace e sicuro per la disassuefazione è la terapia farmacologica a base di vareniclina, bupropione o citisina, che sono in grado di ridurre il desiderio di nicotina e i sintomi di astinenza e rappresentano un valido sostegno anche per la dipendenza psicologica (devono essere prescritti dal medico, che stabilisce tempi e dosaggi).
«A queste strategie si aggiungono il sostegno psicologico e gruppi di auto-aiuto, utili a motivare i fumatori e sostenerli nella propria scelta di smettere — conclude l’esperto —. La volontà di chiudere col fumo può essere contagiosa e diverse indagini condotte su coppie
Perché si continua a fumare*
Mi rilassa, mi distende
Mi calma quando sono nervosa/arrabbiata Mi aiuta a staccare un attimo
Quante hanno smesso*
Ho provato
Ho ricominciato dopo qualche settimana Ho retto per qualche mese
Ho ripreso dopo qualche anno
Non sono riuscita neppure a interrompere di fumatori hanno mostrato che le probabilità di successo aumentano se ci si prova in due. C’è comunque, infine, chi è riuscito a smettere grazie al passaggio (per qualche mese) alle ecig, ma è meglio che le utilizzi chi non ha alcuna intenzione di smettere (visto che sono meno nocive delle sigarette tradizionali) o chi ci ha già provato con i mezzi “ufficiali” e tuttavia non ci è riuscito».
L’indagine Secondo Fondazione Umberto Veronesi il 35% fuma 3 o più sigarette al giorno