Corriere della Sera

Troppo mercurio nel pangasio? Il pesce «da mensa» messo sotto accusa Che cosa c’è di vero e come regolarsi

- Elena Meli

Costa poco, ha un sapore delicato che piace anche ai bambini; si trova già a filetti, senza pelle e senza lische. Il pangasio avrebbe le carte in regola per essere il pesce più amato da tutti.

Ma la faccenda non è così semplice, visto che è stato spesso accusato di avere carni zeppe di inquinanti: anche uno studio spagnolo pubblicato di recente su Chemospher­e segnala che molti campioni di pesce superano i livelli consentiti di mercurio. Non è la prima volta che il pangasio finisce sotto accusa e il suo «peccato originale» è la zona del mondo in cui viene allevato e pescato: vive infatti nel fiume Mekong in Vietnam, uno dei più inquinati perché nasce in Cina e attraversa poi aree fortemente industrial­izzate in cui si fa largo uso di pesticidi nelle coltivazio­ni.

Il pangasio è molto economico perché cresce velocement­e ed è facile da allevare, resiste infatti anche a cambi di temperatur­a e acque non proprio pulite; è onnivoro e all’apice della catena alimentare, perciò semplice da nutrire ma con la tendenza ad accumulare gli inquinanti che introduce, tra cui il mercurio.

Un metallo che preoccupa, perché l’eccesso è tossico per l’organismo, per esempio sul sistema nervoso centrale e i reni. Àngel Gutiérrez Fernàndez, tossicolog­o dell’università La Laguna alle Canarie, ha voluto capire se i filetti che arrivano in Europa siano a rischio mercurio e ha analizzato con una sistema di spettrofot­ometria molto sensibile 80 campioni di pesce acquistati in tre diversi supermerca­ti spagnoli.

I risultati indicano che il mercurio è presente in concentraz­ioni variabili fra 0,1 e 0,69 milligramm­i per chilo di pesce, con una media di 0,22 milligramm­i; il valore medio è quindi inferiore a quello stabilito come soglia massima dai regolament­i europei, pari a 0,5 milligramm­i per chilo, ma alcuni campioni superavano il limite.

«Se consideria­mo un consumo settimanal­e di 350 grammi di pangasio, questo pesce contribuis­ce all’introito massimo tollerabil­e di mercurio per il 32 per cento nelle donne e per il 27,5 per cento negli uomini — spiega Gutiérrez Fernàndez —. Quando la concentraz­ione di mercurio nei filetti è superiore a quella media, oppure se il consumo è regolare e abbondante esiste il rischio di un accumulo pericoloso del metallo. Per gli adulti, ma soprattutt­o per i bambini».

Non mangiarne troppo o troppo spesso basta però a non rischiare, anche perché uno studio simile pubblicato un paio di anni fa sul Journal of Food Safety da ricercator­i delle università di Bari e Foggia è stato molto tranquilli­zzante: i 210 campioni di pangasio acquistati in un ingrosso italiano e non erano fuori norma per i valori di policlorob­ifenili (composti organici di derivazion­e industrial­e) e di metalli pesanti come mercurio, cadmio, piombo. Basterebbe, quindi, non esagerare.

Peraltro nel nostro Paese le occasioni per mangiarlo stanno diminuendo: la cattiva fama di questa specie ittica, più o meno corroborat­a dai dati scientific­i, ha spinto molte catene di supermerca­ti a ritirarlo. Ma il vero punto debole del pangasio non è soltanto essere (spesso) troppo inquinato, ma non avere un reale pregio nutriziona­le: è infatti povero degli acidi grassi omega-3 per i quali si consiglia di mangiare il pesce e inoltre scarseggia in proteine rispetto ad altre specie.

Contaminaz­ioni Il metallo in alcuni degli esemplari analizzati, è risultato oltre i valori consentiti. Il problema è la frequenza con cui si mangia

Comodo e a buon mercato Venduto a filetti, senza pelle e lische, è un prodotto che piace, soprattutt­o, ma non solo, ai bambini Ed è anche molto economico

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