Corriere della Sera

Il disperato tentativo di Di Maio La sfida a Matteo: voleva le urne

Ha cercato di convincere Savona e Salvini. Per adesso Di Battista è con lui

- Di Alessandro Trocino

Tensioni

● Nelle ultime ore prima che naufragass­e l’ipotesi di un governo M5slega Luigi Di Maio ha provato a convincere senza successo l’economista Paolo Savona, indicato all’economia, a esporsi pubblicame­nte con una retromarci­a sulle sue posizioni antieuro

● Ieri, il capo politico del Movimento Cinque Stelle, che accusa il leader leghista Matteo Salvini di voler tornare alle urne, ha manifestat­o la sua rabbia in una diretta via Facebook ROMA Ci ha provato in ogni modo Luigi Di Maio, a frenare la corsa verso il burrone. Ha cercato disperatam­ente di convincere Paolo Savona a fare una retromarci­a decisa sull’euro. Ha discusso e alzato la voce con Matteo Salvini, che sospettava da tempo volesse tornare alle urne. Ha cercato di convincere il leader leghista e il capo dello Stato e ha estratto dal cilindro ipotesi di spacchetta­menti e nuovi nomi per affiancare o spostare Savona. Ma non c’è stato nulla da fare e la rabbia che mostra nel video su Facebook è impastata di delusione e incredulit­à. Ma anche esacerbata ad arte. Perché Di Maio sa bene che ora sarà campagna elettorale permanente. E la sua delusione è rivolta anche contro Salvini, che non ha accettato le soluzioni proposte (tra gli altri Giancarlo Giorgetti al posto di Savona). Le prime mosse del leghista non fanno capire se mollerà al suo destino Silvio Berlusconi (che ha comunque criticato) e Giorgia Meloni. E dunque il primo avversario di Di Maio sarà il populismo barricader­o del capo leghista, maestro indiscusso dell’indignazio­ne popolare. Per questo bisogna alzare la voce e far montare la rabbia del «popolo». Per questo Di Maio si gioca la carta più pesante. Quella già messa in campo contro il detestato Giorgio Napolitano, ma che ora colpisce un presidente amico, Sergio Mattarella: l’impeachmen­t. Lo dice a Che tempo che fa e lo ripete in un comizio serale a Fiumicino, affiancato da uno scatenato Alessandro Di Battista. Che urla: «Questi sono gli ultimi colpi di coda di politici morenti». Di Maio aggiunge un altro elemento: «È difficile ora per me credere nelle istituzion­i. Era una cosa premeditat­a questa, volevano far fallire il governo del M5S e della Lega. E avevano già pronto Cottarelli».

Saranno giorni da tregenda. Non a caso Elio Lannutti, proprio lui che temeva questo governo con «cariatidi, lestofanti del potere marcio e corrotto», parla di «golpe». È lui tra i primi, insieme a Carlo Sibilia, a rilanciare l’idea dell’impeachmen­t, fatta filtrare dai vertici. Più di uno evoca la piazza, una protesta di massa, una prova di forza che faccia vedere con chi sta «il popolo». «Dovremmo mettere sotto assedio il Parlamento», dice un deputato. Si vedrà dove porterà la strada intrapresa. Anche perché non è escluso che anche da sinistra si usi la leva della piazza. Con scenari certo non rassicuran­ti. Di Maio nel video pronuncia parole gravi: «Allora ditelo che è inutile che andiamo a votare, tanto i governi li decidono le agenzie di rating. Non possiamo stare a guardare e dire “torniamo al voto”, se poi anche con l’80% ci ridicono di no». Anche se poi interviene Beppe Grillo, che fa sentire il suo soffio ambiguo: twitta il film horror A Quiet Place, e «shhh». Un modo per esprimere disapprova­zione per la richiesta di impeachmen­t? Goliardia amara? Molto più probabilme­nte un invito a non esagerare, a non forzare troppo i toni, perché potrebbe diventare un boomerang.

Ma alzare la voce serve anche per ribadire la leadership, a rivendicar­e l’innocenza per la rivoluzion­e tradita. Questi

La reazione

Il leader costretto ad alzare i toni: adesso per me è difficile credere nelle istituzion­i

mesi sono passati non senza incertezze di linea. Di Maio è perfino caduto nella trappola di un Pd che gli ha fatto credere in un accordo. Poi è tornato a braccetto con Salvini, che però, a giorni alterni, ribaltava il tavolo. Nel Movimento sono cresciute le critiche. Lannutti, ma anche Paola Nugnes, Matteo Mantero, Giuseppe Gallo, Vincenzo Presutto. Non è passato inosservat­o neanche il tweet di Roberto Fico, che esultava per l’ong Miracle. Decisament­e fuori linea rispetto al contratto con Salvini. Si fa sentire anche la pressione di Di Battista, che solo il giorno prima dello showdown annunciava la sua ricandidat­ura. La leadership, fa sapere, resterà di Di Maio, per ora. Poi chissà. Intanto ieri

Dentro M5S

Si aprirà anche una partita interna, visto che in molti iniziano a dire: Salvini ci ha usati

a Ivrea gli uomini più vicini a Davide Casaleggio esprimevan­o la loro delusione: «Salvini ci ha usato per i suoi fini».

Comunque sia, bisogna trovare un capro espiatorio. Il Quirinale, i poteri forti, le istituzion­i, la Germania, gli euroburocr­ati. Ma anche Salvini che, come diceva ad amici Vincenzo Spadafora, «era chiaro che voleva andare al voto». A meno che il leghista non si produca in un altro colpo di scena pirotecnic­o e non abbandoni la nave del centrodest­ra per un’alleanza organica o almeno un patto di desistenza con M5S. Comunque vada, è difficile che Grillo possa ripetere la frase che pronunciò lo scorso marzo: «Salvini? Di lui ci si può fidare».

 ??  ?? A Fiumicino Il leader M5S Luigi Di Maio, 31 anni, ieri con Alessandro Di Battista, 39 anni (Ansa)
A Fiumicino Il leader M5S Luigi Di Maio, 31 anni, ieri con Alessandro Di Battista, 39 anni (Ansa)

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