L’ITALIA? TROPPI E QUALCHE AMARA VERITÀ
Caro direttore,
ammettiamolo: in fondo l’attacco dei giornali tedeschi un po’ ce lo meritiamo. Italiani siamo e italiani restiamo. O, meglio, continuiamo a non far nulla per cambiare il nostro stereotipo. Una cosa però andrebbe detta: questi ricorrenti articoli denigratori tra Paesi dell’unione Europea confermano quanto «provinciale» sia la stampa tedesca e non solo. La nostra Europa diventerà unita solo quando sapremo affrontare problemi comuni in modo comune. Così facendo, e denigrando, abbiamo solo la prospettiva di tornare singole e ininfluenti nazioni pseudosovrane!
Mario Taliani
Caro signor Taliani,
Gli stereotipi racchiudono quasi sempre una piccola parte di verità insieme a un gran parte di falsità.
Ai giornali tedeschi è sempre piaciuto rappresentare gli italiani come un popolo di cicale, dediti al sole e alla buona cucina mentre intorno dilagava la criminalità e la mafia. Oppure intenti a spendere denaro pubblico che non avevamo, aumentando il debito e pretendendo di metterlo a carico degli altri Paesi virtuosi dell’unione. E non c’è dubbio che criminalità e debito pubblico sono due mali antichi dell’italia. Ma quegli stessi
Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronica: scrivialdirettore@corriere.it giornali non hanno mai avuto la voglia di raccontare che la lotta alla mafia è stata combattuta con vigore, che gli indici di criminalità sono migliorati tantissimo, che nel contrasto al terrorismo abbiamo fatto sicuramente meglio di Francia e Germania. Oppure analizzare come il tessuto produttivo italiano, soprattutto al Nord, sia forte e innovativo, con tassi di crescita e di presenza sui mercati internazionali eccellenti. Che il risparmio privato degli italiani non ha eguali, che il sistema bancario è stato ristrutturato senza le larghe concessioni fatte a quello tedesco.
Come sempre la realtà è più complessa degli stereotipi. Noi dobbiamo fare la nostra parte per rimuoverli, gli altri aprire meglio gli occhi uscendo dagli eterni luoghi comuni.