Corriere della Sera

Quincy Jones o Gilberto Gil Tante anime, un solo mondo

Un anno ricco di star. Arbore: «Abile mix di generi»

- di Peppe Aquaro

«Tra quelli che andavano ad ascoltare dell’ottima musica jazz ma erano visti come carbonari, c’ero pure io, nel 1973, a Perugia, presenza fissa in piazza IV Novembre», confessa Renzo Arbore, presentato­re, dj, cantante, musicista e presidente della fondazione di Umbria Jazz, «la manifestaz­ione più importante d’europa per quanto riguarda la musica afro-americana», aggiunge con orgoglio la nostra guida d’eccezione del Festival. Che ha 44 edizioni alle spalle ed è pronto a ri-suonare, dal 13 al 22 luglio, per la sua 45esima speciale edizione, nelle tre location dei concerti a pagamento: Arena Santa Giuliana, Teatro Morlacchi e Galleria nazionale dell’umbria.

Resistono le altre due location dei concerti gratuiti: piazza IV Novembre e Giardini Carducci, uniti dalla Steet Parade dei Funk Off, tra i protagonis­ti, lo scorso aprile, di Umbria Jazz Spring, novità di quest’anno di un festival uno e trino, e che ha già, da anni, una seguitissi­ma appendice Winter. «Il jazz, italiano, dopo quello americano è il massimo che possa esserci in circolazio­ne: abbiamo i migliori pianisti, trombettis­ti e trombonist­i sulla piazza», sottolinea Arbore, il quale ricorda che gli stessi jazzisti d’oltreocean­o se ne sono ormai accorti.

La star chiamata ad inaugurare Umbria Jazz sarà Quincy Jones, fresco dei suoi primi 85 anni. «Fu lui a presentarm­i sul palco, a Montreux: ragazzi, sono cose che non si possono dimenticar­e», dice il presidente della Fondazione. E chi ci sarà con Quincy, oltre a Patti Austin, Take 6, Dee Dee Bridgewate­r, Noa, Ivan Lins, Rodriguez e Martinez? Il suo collega trombettis­ta, Paolo Fresu, mentre la Umbria Jazz Orchestra (altra bella invenzione del festival) creerà un tappeto sonoro con gli arrangiame­nti di Jones.

Tra il 14 e 15 luglio, Gilberto Gil, Stefano Bollani e Caetano Veloso (in compagnia dei suoi tre figli musicisti) ricorderan­no che jazz e bossa nova a volte possono essere parenti stretti. E allargando la parentela, anche del Pop-rock: «Umbria Jazz ha da sempre la capacità di sapersi mescolare ad altri generi», dice l’uomo della notte e del jazz, alludendo a Massive Attack, The Chainsmoke­rs e David Byrne. Da non perdere, poi, Benjamin Clementine, l’ex cantante di strada e di casa a Parigi, patria del jazz negli anni ’50 e ’60, dove, tra gli altri, hanno suonato insieme Quincy Jones e Nat «King» Cole, al quale renderà omaggio, la sera del 22 luglio, Gregory Porter. «Il modo di suonare il piano di Nat King Cole ha ispirato

artisti come Ray Charles, Oscar Peterson e la stessa Diana Krall», osserva Arbore.

Gianni Coscia, Danilo Rea, Antonello Salis e molti altri, compongono la squadra di jazzisti tricolore alla Galleria nazionale dell’umbria, tra un Piero della Francesca e un Perugino. Del gruppo fa parte Giovanni Tommaso, direttore dei corsi della Berklee Summer School (inizio il 10 luglio), da più di 30 anni punto di riferiment­o per chi sa che il jazz non è solo improvvisa­zione.

Basta chiederlo ai jazzisti under 30 del «Conad Jazz Contest», i quali sperano di essere tra i dieci finalisti sul palco di Umbria Jazz. Dove, molti anni fa, si esibì un signore di Foggia bravissimo nello scoprire talenti: «C’erano Hengel Gualdi, Pupi Avati, Lucio Dalla, Paolo Conte e il sottoscrit­to, dilettante intimidito nel giorno del suo battesimo col pubblico dal vivo: anche per questo sarò sempre grato ad Umbria Jazz», conclude il presidente disc jockey.

Dove La formula resta: tre luoghi nei concerti a pagamento e due per quelli aperti a tutti

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Festeggiat­o Quincy Jones, 85 anni: l’omaggio di tanti artisti per l’apertura

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