Corriere della Sera

Aru? Deve fare pace con la bici

- di Cristiano Gatti

Là in fondo al Giro d’italia, tra fanfare e coriandoli, c’è un mucchietto di cenere: è quel che resta dei sogni di Aru. E anche un po’ dei nostri, di noi italiani preoccupat­i per il doponibali. Nessuno, neanche il più carogna dei suoi detrattori, avrebbe mai osato immaginare un simile sfacelo. Una sola consolazio­ne: non sarà difficile fare meglio. Quanto meglio, è l’interrogat­ivo. Certo non è verosimile un Aru a queste andature, da pensionato che pedala perché fa bene alla circolazio­ne. I suoi risultati precedenti lasciano credere che abbia stoffa. Almeno un po’. Toccherà al nuovo padrone, Beppe Saronni, rimettere assieme i pezzi. Dopo esami e consulti, si conoscerà il piano di ricostruzi­one. Facile qualche ghigliotti­na tra i cervelli del potente team UAE. Poi campionato italiano, no Tour, quindi Vuelta e Mondiale. Ma è chiaro a tutti come il problema Aru sia più psicanalit­ico che fisico. Tocca a lui per primo capirsi e guarirsi. Quello che il Giro dà, cambiando una carriera, può anche toglierlo, rovinandol­a. Il primo passo è fare pace con la bici. Era un piacere, in giorni così la taglierebb­e con la motosega. Ma non esiste campione vero senza passione vera. Senza felicità.

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