L’ANALISI
MEDIO ORIENTE
N on è la prima volta che il re di Giordania accetta le dimissioni di un primo ministro, anticipando o seguendo il malcontento popolare per ragioni politiche, sociali e soprattutto economiche. Ma è la prima volta che il regno, passato praticamente indenne nel tunnel delle primavere arabe, deve affrontare la crisi più grave degli ultimi trent’anni.
Re Abdallah è un sovrano saggio, come lo era suo padre Hussein, però adesso i morsi della crisi sono davvero sanguinosi, e la rabbia popolare rischia di non poter essere arginata, come è accaduto nel passato. Il re ha cercato di contenerla, ma la pioggia di tasse
Le proteste
La popolazione è stremata dagli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità
che si sono abbattute sul piccolo regno, assediato dai problemi, non è facilmente contenibile. Tutto cresce esponenzialmente. Gli aumenti riguardano 165 beni, tra cui molti di prima necessità, che seguono gli aumenti già in corso di benzina, elettricità e acqua. Pochi mesi fa, visitando Amman come ambasciatore di Gariwo, la foresta dei Giusti, ho scoperto che persino il visto d’ingresso è diventato carissimo.
Il primo ministro uscente Hani Mulki, da tempo sotto il tiro delle proteste di massa organizzate da Ali Abous, che controlla almeno quindici organizzazioni sindacali, paga per alcuni errori, ma le sue dimissioni riguardano un conto complessivo che, sostanzialmente, tocca tutti i settori della vita del regno. Il re ha già indicato il successore, il riformista