Corriere della Sera

Imposte, manovra, pensioni e cittadinan­za Un conto da 25 miliardi

- di Enrico Marro e Mario Sensini

ROMA Ora che il vicepresid­ente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha solennemen­te detto davanti alla Confcommer­cio che l’iva non aumenterà, il conto della manovra sale. Per il 2019, accanto ai 5 miliardi che servono per rendere più flessibile la legge Fornero sulle pensioni e ai 2 per rafforzare i centri per l’impiego funzionali al reddito di cittadinan­za, ci sono anche 12,4 miliardi da trovare per impedire che l’iva salga. Col rifinanzia­mento di sanità, missioni di pace ed emergenza sisma, la manovra 2019 già lievita a 25 miliardi.

Tutto questo senza tener conto della flat-tax, che vale almeno una quarantina di miliardi. Si profila dunque una manovra di proporzion­i assolutame­nte rilevanti. La cui sostenibil­ità, più che dalle difficili aperture di Bruxelles, di- penderebbe dalla determinaz­ione del governo nell’individuar­e coperture “blindate”. Con Bruxelles non ci sono più i margini del passato, quando la congiuntur­a non era buona e l’europa accordava una limitata flessibili­tà di bilancio. Ora è tornata la crescita e, a meno di un repentino peggiorame­nto della situazione, che già preoccupa anche il neo ministro dell’economia Giovanni Tria, sul deficit il nuovo governo non potrà contare, nonostante la maggioranz­a non sia immune dalla tentazione di spingerlo fino al limite del 3% del Pil. Che farebbe saltare il tavolo con Bruxelles.

Meglio cercare coperture struttural­i (non vi rientra il maxicondon­o una tantum sulle cartelle esattorial­i). Tria sta ripassando i dossier con Roberto Garofoli (che potrebbe essere confermato capo di gabinetto). Tra questi spicca quello su detrazioni, deduzioni e sconti vari, che valgono 142 miliardi l’anno. Il taglio delle aliquote e le deduzioni sui familiari a carico per garantire la progressiv­ità della Dual Tax dovrebbero essere compensate da una riduzione degli “sconti” attuali. Le detrazioni per i familiari a carico, ad esempio, valgono 11,3 miliardi l’anno. Si può ritagliare qualcosa dalle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, che “costano” 38 miliardi. Ma anche la cedolare sugli affitti al 22%, che porta 1,6 miliardi, avrebbe poco senso con aliquote Irpef al 15 e 20%. Sul piatto anche i sussidi che incidono negativame­nte sull’ambiente: 17 miliardi, 5 solo per il bonus gasolio.

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