Corriere della Sera

MAGGIORANZ­A CON TROPPE VOCI SULLA POLITICA INTERNAZIO­NALE

- Di Massimo Franco

Il fatto che il vicepremie­r Luigi Di Maio debba confermare l’alleanza con gli Stati Uniti e la permanenza nella Nato non è un buon viatico per il premier Giuseppe Conte. Significa che in questi giorni il profilo internazio­nale dell’italia ha rischiato un’incrinatur­a. Per quanto prudenti, le aperture filo-russe nel dibattito sulla fiducia in Parlamento non hanno lasciato solo una scia polemica col Pd: quello sarebbe il meno. Piuttosto, hanno ridato corpo all’immagine di una maggioranz­a nella quale soprattutt­o la Lega punta a rivedere le sanzioni contro Mosca: anche forzando la mano agli alleati.

Dall’estero si accusa l’altro vicepremie­r, Matteo Salvini, di volere staccare l’italia dall’ue. Giudizio schematico e magari strumental­e; ma non può essere liquidato come «una medaglia» da appuntarsi al petto. È l’ennesimo indizio di un rischio di isolamento da circoscriv­ere con parole meno avventate. L’arrivo di Giuseppe Conte alla riunione del G7 in Canada non avviene sullo sfondo di un’italia più forte. Il risultato del 4 marzo l’ha resa semmai più preoccupan­te,

Avanti e indietro

Di Maio continuist­a su Ue e Nato corregge Conte sulle sanzioni alla Russia mentre Salvini la difende e attacca la Germania

agli occhi degli interlocut­ori occidental­i.

Quando la cancellier­a tedesca Angela Merkel chiede che Germania e Italia parlino «gli uni con gli altri, invece di parlare gli uni degli altri», compie un gesto distensivo. Ma in parallelo segnala il rischio di «una comunicazi­one in modo indiretto, con insinuazio­ni e congetture». È un messaggio al proprio mondo, forse; di certo, è a M5S e Lega, che ieri con Salvini ha anche difeso i dazi di Trump, decisi «per arginare la prepotenza tedesca». Ma presentare al G7 un’europa divisa e appoggiare Trump è un azzardo.

La precisazio­ne arrivata ieri da Di Maio tenta di attenuare sul nascere una diffidenza destinata altrimenti a crescere. E segnala una differenza di toni con l’alleato leghista e con il premier, pure indicato dal M5S. Conte mercoledì aveva parlato alla Camera di «revisione» delle sanzioni contro la Russia. Ieri Di Maio ha rivendicat­o «una funzione dell’italia storicamen­te nell’ambito della Nato, dell’alleanza occidental­e»; dialogante «con le nazioni dell’est, come la Russia; e con Paesi come quelli del Mediterran­eo, del Nord Africa, che ci permettera­nno di risolvere il problema dei flussi migratori».

Sono parole prive di qualunque riferiment­o alle sanzioni contro la Russia, che avevano provocato una reazione di Nato e Usa. Il problema è capire se di qui alle Europee del 2019, tra Di Maio e Salvini aumenteran­no o no le distanze sulla politica estera. Sul piano interno, un potenziale contrasto come la chiusura delle acciaierie Ilva di Taranto sembra rientrare. Smentendo il suo Movimento, Beppe Grillo ieri ha comunicato che «nessuno ha mai pensato di chiudere l’ilva». L’aveva solo fatto credere.

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