Putin guarda a Roma: «Sulle sanzioni qualcosa si muove»
Il presidente russo verso il vertice «alternativo» in Asia
MOSCA Mentre gli ex partner del G8 si riuniscono senza di lui in Canada, Vladimir Putin punta sul vertice alternativo con Cina e altri Paesi dell’asia Centrale. Ma prima di partire per incontrare il leader di Pechino Xi Jinping, lancia messaggi all’occidente, approfittando della annuale diretta telefonica con gli elettori russi. I dazi imposti dagli Stati Uniti anche ai loro alleati europei e canadesi sono sanzioni sotto altra forma. Quelle imposte alla Russia, poi, sono del tutto ingiustificate e «finalmente» diversi governi europei se ne stanno rendendo conto: «A livello politico tutti parlano della necessità di ricostruire rapporti normali». E ha poi aggiunto: «Spero che questo processo si rafforzi». Putin ha citato esplicitamente Germania e Francia, Paesi con i quali ha avuto recenti contatti. Ma era chiara anche l’allusione ai cambiamenti avvenuti in Italia.
Il presidente russo ha quindi voluto ridicolizzare le tesi sulle interferenze del suo Paese negli affari interni altrui. I troll che si sarebbero occupati delle elezioni americane sono una «storiella», che si somma a quella lanciata dal quotidiano tedesco Die Welt che ha delineato uno scenario «completo»: Putin ha aiutato Trump a vincere le elezioni e ora il presidente americano gli consegna l’europa. Il giudizio del presidente russo: «Del tutto senza senso, una barzelletta. Non c’è altro modo di definire simili teorie».
Come sappiamo, Stati Uniti ed Europa hanno varato le sanzioni contro Mosca a seguito dell’annessione della Crimea e per le attività più o meno segrete della Russia in Ucraina orientale, dove la guerra civile ha provocato diecimila morti. E quasi a voler ricordare quanto la Russia conti in quella regione, Putin ha lanciato un monito a Kiev a seguito di una domanda su un possibile attacco ucraino nel Donbass durante i campionati di calcio che iniziano il 14 in Russia. Un po’ come fece la Georgia tentando di riprendersi l’ossezia del Sud (e scatenando la controffensiva russa) mentre tutti i leader mondiali erano a Pechino per l’apertura delle Olimpiadi l’8 agosto 2008. Se ci fossero «provocazioni» di questo genere, ha ammonito il presidente con faccia molto seria, «le conseguenze per la struttura statale ucraina sarebbero molto gravi».
La quasi contemporaneità tra il G7 senza la Russia e il vertice dell’organizzazione di Shanghai, indica chiaramente la volontà di Mosca di porsi al centro di un «polo alternativo» a quello costituito da Washington. E su questo tema Putin ha insistito ripetutamente mentre rispondeva solo a una minima parte dei due milioni e mezzo di domande arrivate da ogni angolo del Paese. Ha ricordato come già nel 2007 lanciò l’allarme sul fatto che gli Usa stessero «allargando la giurisdizione della loro legislazione oltre le frontiere, in modo inaccettabile». Una specie di gendarme mondiale, insomma, che in realtà fa i propri interessi. Ma ora tutti si stanno accorgendo di questo e del fatto che la Russia «non è una minaccia».
Ha poi affermato che sono stati gli americani, a suo avviso, a ritirarsi dagli accordi per la limitazione delle armi strategiche, tentando di modificare l’equilibrio tra le due superpotenze che ha garantito la pace in questi decenni. Ma la Russia, ha aggiunto, sta rispondendo «anche con nuove armi».
Inevitabilmente molte delle domande sono state su questioni di politica interna, quelle che maggiormente influenzano la vita dei cittadini. Putin ha detto che non verrà modificata la flat tax che esiste da anni, ma che eventualmente si ricorrerà ad altre fonti per trovare nuove entrate statali. Poi ha approfittato delle difficoltà che stanno incontrando all’estero gli oligarchi più vicini al Cremlino (come Deripaska e Abramovich), per rilanciare il «caldo invito» a far rientrare in Russia i loro capitali: sono stati guadagnati in questo Paese.