Fermato l’uomo indagato per l’omicidio di Sacko
Il procuratore di Vibo: «Prove schiaccianti contro l’agricoltore»
VIBO VALENTIA Dopo l’avviso di garanzia dei giorni scorsi, giovedì notte è scattato il fermo per omicidio volontario e porto abusivo di arma da fuoco.
Per la Procura di Vibo Valentia Antonio Pontoriero, 43 anni, agricoltore di San Calogero, è l’assassino di Soumaila Sacko, il maliano di 29 anni ucciso sabato 2 giugno nell’area dell’ex fabbrica di laterizi, a San Calogero, mentre era intento a prelevare lamiere da utilizzare nel ghetto di San Ferdinando.
«Abbiamo prove schiaccianti che lo inchiodano» ha detto il procuratore di Vibo Valentia Bruno Giordano. Gli inquirenti hanno deciso di accelerare i tempi dell’indagine perché ritengono che ci fosse il pericolo di fuga dell’indagato. Oggi il gip dovrà decidere se trasformare il fermo in arresto.
I carabinieri hanno da subito indirizzato le loro indagini verso Pontoriero: le dichiarazioni di Madhieri Drame e Fofana Madou Foune, i due connazionali che si trovavano dentro la fabbrica in compagnia di Soumaila, hanno ricostruito le fasi dell’agguato tracciando anche l’identikit del cecchino che ha fatto fuoco da circa settanta metri. I due superstiti hanno descritto l’abbigliamento del killer: pantaloni grigi e maglietta nera e, soprattutto, hanno indicato agli inquirenti le prime due lettere, AW, della targa di una Panda bianca. Che coincidono con quella dell’autovettura sequestrata a Antonio Pontoriero.
Abiti simili a quelli descritti dai testimoni sono stati trovati dai carabinieri nella lavatrice, in casa di Pontoriero. Alle dichiarazioni dei due maliani si sono aggiunti i filmati delle telecamere di sicurezza, posizionate lungo la statale 18, che hanno registrato il passaggio della Panda nelle ore precedenti e successive all’agguato all’immigrato.
Nei prossimi giorni saranno resi noti i risultati dei test sugli abiti sequestrati a Pontoriero che il Ris di Messina sta esaminando per scoprire eventuali tracce di polvere da sparo. Per la Procura di Vibo il quadro accusatorio è solido, anche se l’arma del delitto non si trova.
I carabinieri hanno la convinzione che Antonio Pontoriero, dopo aver sparato a Soumaila, si sia allontanato dal luogo del delitto per nascondere il fucile. Poi è ritornato nuovamente nei pressi della fabbrica. Non avrebbe fatto molti chilometri, ecco perché ieri i Cacciatori di Calabria hanno setacciato una vasta area nei pressi della «Fabbrica Tranquilla» alla ricerca dell’arma del delitto.