Corriere della Sera

Fermato l’uomo indagato per l’omicidio di Sacko

Il procurator­e di Vibo: «Prove schiaccian­ti contro l’agricoltor­e»

- Carlo Macrì cmacri@corriere.it

VIBO VALENTIA Dopo l’avviso di garanzia dei giorni scorsi, giovedì notte è scattato il fermo per omicidio volontario e porto abusivo di arma da fuoco.

Per la Procura di Vibo Valentia Antonio Pontoriero, 43 anni, agricoltor­e di San Calogero, è l’assassino di Soumaila Sacko, il maliano di 29 anni ucciso sabato 2 giugno nell’area dell’ex fabbrica di laterizi, a San Calogero, mentre era intento a prelevare lamiere da utilizzare nel ghetto di San Ferdinando.

«Abbiamo prove schiaccian­ti che lo inchiodano» ha detto il procurator­e di Vibo Valentia Bruno Giordano. Gli inquirenti hanno deciso di accelerare i tempi dell’indagine perché ritengono che ci fosse il pericolo di fuga dell’indagato. Oggi il gip dovrà decidere se trasformar­e il fermo in arresto.

I carabinier­i hanno da subito indirizzat­o le loro indagini verso Pontoriero: le dichiarazi­oni di Madhieri Drame e Fofana Madou Foune, i due connaziona­li che si trovavano dentro la fabbrica in compagnia di Soumaila, hanno ricostruit­o le fasi dell’agguato tracciando anche l’identikit del cecchino che ha fatto fuoco da circa settanta metri. I due superstiti hanno descritto l’abbigliame­nto del killer: pantaloni grigi e maglietta nera e, soprattutt­o, hanno indicato agli inquirenti le prime due lettere, AW, della targa di una Panda bianca. Che coincidono con quella dell’autovettur­a sequestrat­a a Antonio Pontoriero.

Abiti simili a quelli descritti dai testimoni sono stati trovati dai carabinier­i nella lavatrice, in casa di Pontoriero. Alle dichiarazi­oni dei due maliani si sono aggiunti i filmati delle telecamere di sicurezza, posizionat­e lungo la statale 18, che hanno registrato il passaggio della Panda nelle ore precedenti e successive all’agguato all’immigrato.

Nei prossimi giorni saranno resi noti i risultati dei test sugli abiti sequestrat­i a Pontoriero che il Ris di Messina sta esaminando per scoprire eventuali tracce di polvere da sparo. Per la Procura di Vibo il quadro accusatori­o è solido, anche se l’arma del delitto non si trova.

I carabinier­i hanno la convinzion­e che Antonio Pontoriero, dopo aver sparato a Soumaila, si sia allontanat­o dal luogo del delitto per nascondere il fucile. Poi è ritornato nuovamente nei pressi della fabbrica. Non avrebbe fatto molti chilometri, ecco perché ieri i Cacciatori di Calabria hanno setacciato una vasta area nei pressi della «Fabbrica Tranquilla» alla ricerca dell’arma del delitto.

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