La rivincita di David contro i bulli «Premiato per il mio film su di loro»
Firenze, ha raccontato le vessazioni subite: «Ora se li incontro cambiano strada»
FIRENZE La «pagella» è una meraviglia: 9 in inglese, 8 in matematica, 8 in informatica, giudizi eccellenti in ogni materia. «Mi piace studiare, voglio conoscere il mondo, sperò di diventare un bravo informatico», dice David, 15 anni non ancora compiuti, quoziente d’intelligenza altissimo, dislessico dalla nascita. Non riesce a scrivere in corsivo e a scuola — oggi frequenta la prima classe dell’istituto tecnico Meucci di Firenze — deve usare il computer, di cui è un mago indiscusso. Eppure, per cinque anni, David Fabbri studente modello di Scarperia, il borgo del Mugello famoso per ospitare l’autodromo di Moto Gp, ha dovuto subire le peggiori umiliazioni da un gruppo di bulli. Lo chiamavano «Penna», gli gridavano fallito, gli urlavano di non uscire di casa perché lo avrebbero ammazzato di botte, gli spaccavano le matite e per tre volte gli hanno sfasciato il computer, la sua arma per vincere l’handicap. Lo hanno usato come bersaglio per tirargli pietre e zolle di terra. Poi un giorno, lo hanno aggredito e picchiato a sangue.
Dalla terza elementare sino alle medie, David è stato una vittima. Poi, quando i bulli sono stati scoperti e sconfitti, ha detto a mamma e babbo di voler andare il più lontano possibile. E per elaborare il trauma, ha deciso di rappresentarlo. «Ho raccontato la mia storia in un cortometraggio — racconta David — interpretando me stesso e raccontando Sorrisi
David Fabbri insieme con la madre e la sorellina, che sono fra le protagoniste del suo cortometraggio quegli anni terribili. Gli altri attori? I miei genitori Giada e Ugo, la mia sorellina Aurora, nonno Giuseppe e gli amici».
Il video ha stravinto il concorso dell’istituto tecnico Meucci dedicato a Niccolò Ciatti, il giovane massacrato in una discoteca spagnola da due ceceni. È stato un doppio successo. «Mio figlio ha riacquistato sicurezza, la sua dislessia è molto migliorata — spiega mamma Giada —. Per frequentare le superiori vive cinque giorni alla settimana a Firenze con i nonni, poi nel fine settimana torna a Scarperia. Da tempo frequenta un corso di karate. Ha vinto, finalmente».
E i bulli? Non sono stati denunciati. «Abbiamo voluto dare a loro e alle loro famiglie un’altra possibilità», spiegano mamma Giada e babbo Ugo. «Qualcuno ha chiesto scusa ma ho avuto l’impressione che fosse stato costretto — ricorda David —. Io comunque non provo alcun rancore. Quando torno a Scarperia li incontro. Non mi salutano, cambiano strada. Non sono sereni. Forse devono ancora capire che cosa mi hanno fatto. Il dolore che ho provato, la solitudine, la paura, la disperazione. Come quando mi misi a piangere abbracciando mamma».
È una scena del cortometraggio, a Scarperia l’hanno vista tutti. «Chissà se tra gli spettatori ci sono stati anche i bulli», dice David con un sorriso che sa di rivincita.