NEL CUORE DEL BIANCO
SALITA AL BIVACCO HESS (PER QUATTRO) TRA CRESTE E CORNICI GHIACCIATE IMMERSI NELLA NATURA SELVAGGIA
La traccia del sentiero risulta appena visibile tra le rocce instabili della ripida sassaia chiusa tra le pareti rocciose delimitanti il canale. Non è mai banale. Vuoi per il fatto che sono almeno 200 metri di dislivello scoscesi, instabili, spesso coperti di neve, che a inizio stagione o col freddo può anche essere ghiaccio duro. E vuoi perché sono ormai oltre tre ore che si sta marciando dal fondo della Val Veny, oltre 1.000 metri più sotto, e la quota si fa sentire. Domina il paesaggio aspro e austero dell’alta montagna: infilate di creste e cornici ghiacciate a delimitare i contorni del cielo, ciuffi di muschi radi, sottofondo gorgogliante d’acque di scioglimento che scorrono verso il basso.
Ma quando finalmente il canale è superato, passo dopo passo, con il respiro sempre più affannoso, giunti ai 2.922 metri del Col d’estellette, l’intima soddisfazione di essere penetrati nel cuore delle pareti del Monte Bianco fa dimenticare le fatiche di appena pochi secondi prima. Davanti agli occhi ecco l’infilata di creste frastagliate che dall’aguille des Glaciers portano alle Aguilles de Trélatet, quindi alla Bionassay, il Dome du Gouter e infine ai 4.810 metri sommitali del «tetto d’europa». Giù, alle nostre spalle, molto lontano s’individua l’edificio chiaro del rifugio Elisabetta, con distinguibili a tratti gli spostamenti degli alpinisti sui sentieri attorno. Ma qui è tutto un mondo diverso. Ci si muove come incantati dalle asprezze del ghiacciaio di Lex Blanches, proprio di fronte, tutto accidentato e rigato di crepacci e seracchi.
Si procede su di una balconata a sbalzo per giungere in pochi minuti al minuscolo terrazzino dove è legata la botte altrettanto minuscola del bivacco Hess. Eretto nel 1925 dal Club alpino italiano (Cai), spartanamente restaurato nel 2016, un pertugio di legno coperto di lamiera, dove occorre entrare a quattro zampe e non si può stare eretti, figlio delle tecniche apprese dagli Alpini durante la Prima guerra mondiale. Può ospitare a malapena quattro persone sdraiate su di un materasso che copre l’intero pavimento. Provate a trascorrervi una notte di temporale, o anche semplicemente di vento impetuoso, come avviene spesso anche col cielo terso rischiarato dalle stelle, e a sole quattro ore di marcia dal parcheggio dove arrivano le automobili sarete come immersi in una natura forte, elementare, eppure capace di ridare il giusto valore a ciò che conta e dura nell’esistenza.
Non è un caso sia proprio la salita al bivacco Hess tra le prime proposte degli itinerari per il Gruppo del Monte Bianco nella nuova serie di 25 guide sui «Sentieri e rifugi delle Alpi» frutto della collaborazione tra Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport e Meridiani Montagne dell’editoriale Domus.
Si tratta di uno dei luoghi più selvaggi della regione, però raggiungibile in modo relativamente semplice da qualsiasi escursionista con un poco d’esperienza di terre alte. «Intendiamo promuovere un modo classico, tradizionale e se si vuole anche un poco rétro dell’andare in montagna. Queste guide che usciranno settimanalmente da oggi al 23 novembre includono il meglio delle raccolte dei nostri archivi ormai più che ventennali su tutto l’arco della catena alpina», spiega Marco Albino Ferrari, storico direttore di Meridiani montagne e tra i curatori della serie.
Il formato è accattivante, semplice, facilmente consultabile, molto pratico. Le guide sono tascabili, leggere: fatte apposta da mettere nello zaino. Ogni gita è corredata da una cartina disegnata nello stile tradizionale simile agli schizzi della classicissima serie dei «Monti d’italia» pubblicata sin dal periodo tra le due guerre mondiali grazie a una collaborazione tra Cai e Touring club italiano. Ogni rifugio o bivacco è descritto con una breve scheda che ne fornisce i dati principali: capienza, punto di partenza dal fondovalle, descrizione del sentiero, quota ove è situato, periodi di apertura (nei casi dei rifugi, i bivacchi sono sempre aperti), numero telefonico dei gestori.
«L’idea è che alla fine delle pubblicazioni il nostro lettore si sarà raccolto tutti i numeri così da creare un archivio delle gite sulle Alpi da cui trarre idee e suggerimenti per ogni periodo dell’anno. Proponiamo i rifugi, che sono il primo passo per chi intenda anche trascorrere la notte fuori. I bivacchi costituiscono invece il passaggio ulteriore, che significa avere già maturato una certa esperienza per restare in quota con l’autosufficienza necessaria», aggiunge Ferrari.
L’opera vorrebbe tra l’altro rispondere al crescente desiderio del pubblico di andare in montagna, dove però la vecchia tradizione associazionistica e sociale italiana sembra segnare il passo negli ultimi decenni. Oggi spesso ci si muove in piccoli gruppi di famigliari o amici, talvolta soli. Se prima era la sezione locale del Cai a proporre le gite, adesso l’iniziativa è sovente individuale. Ma dove andare? Come? Questa nuova serie offre decine e decine di proposte che vanno dalle Alpi Occidentali alle Orientali, dal Monviso all’incantevole oasi naturalistica della Val Grande, a due passi dal lago Maggiore, fino alle Alpi Giulie. E con una visione «europea» dell’arco alpino che travalica i confini e ci fa sentire tutti potenziali fruitori di uno dei tesori più magici nel cuore del nostro Continente.