«Una flat tax ridotta? Solo con conti in ordine»
Rossi (Confindustria): bisogna creare lavoro
● Laurea in giurisprudenza, è presidente esecutivo di Imaco, azienda che opera nel settore delle costruzioni generali. Nel 2014 ha costituito una società di venture capital che investe direttamente nel capitale di rischio delle startup innovative
«La flat tax ridotta per le imprese? Se non ci permette di mantenere i conti pubblici in equilibrio, saremo costretti a dire “no grazie”». Così anticipava ieri Alessio Rossi, presidente dei Giovani di Confindustria, a poche ore dal suo intervento al convegno degli industriali under 40 riuniti oggi a Rapallo. Sabato è attesa la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Insieme ai presidenti di tre regioni: Liguria, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. I dubbi di Confindustria sul contratto di governo sono noti. Ma non è escluso che già oggi l’esecutivo a sorpresa batta un colpo a Rapallo.
L’anno scorso lei invitò Casaleggio e Virginia Raggi. Il dialogo di Confindustria con il nuovo governo comincia dai Giovani?
«Ci sentiamo rappresentati da una nuova classe politica dove trenta-quarantenni come noi hanno ruoli di responsabilità. Va bene tutto, anche il “metodo” del contratto. Però non si può derogare alla sostenibilità generazionale delle politiche».
No a più debito per le nuove generazioni?
«Appunto».
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che il tema dell’impresa in realtà è presente in ogni capitolo in modo trasversale. L’ha convinta?
«Resta l’impressione che il contratto non espliciti una chiara visione di politica industriale. Detto questo, siamo pronti a dialogare ed è con questo governo che vogliamo costruire un futuro».
Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio è intervenuto all’assemblea di Confcommercio. Le aperture al mondo dell’impresa non sono mancate.
«Abolizione dello split payment, semplificazione... La direzione è quella giusta. Quella indicata anche dalle assise di Confindustria a Verona».
Cosa chiederà oggi da Rapallo?
«A noi interessa essere messi in condizione di creare lavoro. Perché la vera autonomia per i giovani viene solo dal lavoro».