Scuole e tascabili per un nuovo Dna di Tempo di Libri
Èrisaputo che in Italia si legge poco e che, se abbiamo uno zoccolo duro di lettori forti, il segmento dei lettori occasionali è drammaticamente debole. Sulla base di questo dato ho elaborato una modesta proposta in cinque punti che — raccogliendo l’invito del presidente dell’aie, Ricky Levi — mi permetto di avanzare per la prossima edizione di Tempo di Libri.
1. Tascabili La vera forza di un editore è la collana dei tascabili: dagli Oscar Mondadori all’universale Economica Feltrinelli, dai Grandi libri Garzanti ai Tascabili Einaudi, dalla Piccola Biblioteca Adelphi alla Bur di Rizzoli — solo per citarne alcuni. Difficilmente la ricchezza di proposta dei tascabili è rappresentata in maniera sostanziosa in libreria, per una questione di spazio; è vero, online c’è tutto, ma online manca un fattore per me decisivo: la fisicità. Tempo di Libri potrebbe offrire una proposta limitata di hard cover o novità e puntare invece su un’esposizione massiccia e spettacolare di tascabili. La mia esperienza di libraio mi porta a credere che massificare le collane tascabili è sempre una scelta vincente: se vale per la libreria, credo possa valere senz’altro anche per una fiera. Inoltre, puntare su libri di qualità a prezzi accessibili a tutti, è un’iniziativa di grande valore democratico.
2. Scrittori Un altro modo per sfruttare la potenza di fuoco dei cataloghi degli editori sono gli incontri con gli scrittori; non solo che presentano i propri libri in uscita, ma anche che parlino di libri importanti per loro, di autori che abbiano avuto un ruolo decisivo nella loro formazione e che siano presenti in collane tascabili. Incontri di questo genere sono stimolanti (molto spesso il successo di un libro si fonda sul passaparola) soprattutto per i lettori deboli o i semplici curiosi, e dunque potrebbe essere un’operazione vantaggiosa sia da un punto di vista squisitamente commerciale sia, più in generale, per avvicinare gli italiani alla lettura.
3. Librai La gestione dello stand rappresenta un costo notevole per gli editori. Affidarla ai librai indipendenti della città può essere un modo per spendere meno e ottenere risultati migliori: i librai gestirebbero lo stand come fosse la loro libreria, mettendo al servizio degli editori la loro esperienza di venditori e «suggeritori»; la pubblicità generata attraverso un gilet con il nome della libreria di appartenenza e il riconoscimento di una percentuale sul venduto potrebbero essere un compenso commisurato allo sforzo organizzativo.
4. Promozione editoriale Attraverso la mia esperienza di docente alla Scuola Umberto e Elisabetta Mauri mi sono reso conto che è importantissimo far conoscere ai librai i progetti editoriali delle diverse sigle.va a beneficio non solo delle librerie ma, di riflesso, della società intera: credo infatti nella capacità delle librerie di farsi luogo di diffusione e scambio di idee. La fiera potrebbe essere un palcoscenico ideale in cui case editrici vecchie e nuove si presentano (attraverso direttori editoriali e editor) a gruppi di librai, in una maratona di incontri che potrebbero essere organizzati dalla Scuola per Librai Mauri e finanziati dalle catene promozionali italiane (Pde, Promedi, Emme, Prolibro, ad esempio).
5. Le scuole Coinvolgere i più giovani è indispensabile se vogliamo creare una nuova generazione di lettori. Regione e Comune potrebbero organizzare e finanziare un concorso di scrittura sulla falsariga di Scriviamoci (ideato dal Centro per il libro e la lettura) che coinvolga le scuole di ogni ordine e grado. In palio per i testi migliori — scelti dagli insegnanti —, buoni per acquistare libri e biglietti omaggio per entrare in fiera.
In questo modo, Tempo di Libri assumerebbe un’identità che la distinguerebbe dal Salone del Libro e tutti — editori, librai, lettori e visitatori — ne trarrebbero vantaggio.