Corriere della Sera

Ceck-in finale

Cecchinato cerca la grande impresa battere Thiem e conquistar­e la finale del Roland Garros «Attenti, il mio tennis è cambiato»

- DALLA NOSTRA INVIATA

PARIGI Separati alla nascita da 338 giorni, Appennini e Alpi, nove titoli Atp e 10 milioni e spiccioli di dollari vinti in prize money, Marco Cecchinato e Dominic Thiem sono gli opposti che si attraggono nella semifinale del Roland Garros di oggi, quel grottesco incrocio tra un siculo che meno di due mesi fa perdeva al primo turno del challenger di Barletta e l’erede asburgico di Rafa Nadal sulla terra, che per la terza volta di fila si gioca l’accesso in finale a Parigi.

Italia-austria è l’ultima delle combinazio­ni che ci aspettavam­o uscisse sulla rive gauche, quello spicchio di tabellone era destinato alla rinascita di Nole Djokovic, l’ex numero uno che il Ceck ha spedito in quattro set indimentic­abili sul lettino dell’analista, magro ai confini con l’anoressia e pieno di dubbi (il serbo medita di saltare Wimbledon). Le grandi imprese nascono da congiuntur­e astrali particolar­i, pianeti che si allineano e rovesci che atterrano sulle righe (a una mano quello di entrambi: una rarità su questi schermi), arrivati fin qui nessuno si azzarda a chiamare fuori il ragazzo di Sicilia dalla lotta per il titolo, né John Mcenroe («Cenerentol­o? Tutto il contrario! Questa è una grande storia di redenzione, come quella di Paolo Rossi al Mondiale dopo il calcioscom­messe dell’80») né Guga Kuerten, autore di un triplete iniziato nel ’97 da n.66 del ranking («A sua volta Marco, da n.72, sta scoprendo strada facendo ciò di cui è capace: è una sensazione che moltiplica le forze, lo dico per esperienza»).

Ieri mattina alle 9.30, nel silenzio immacolato di un Chatrier deserto, Cecchinato ha assaggiato per la prima volta in vita sua la terra rossa del centrale prima di chiudersi in un isolamento che solo l’arrivo della fidanzata Gaia, figlia dell’ex rettore dell’università di Brescia, più grande di lui e mamma di due figli, ha interrotto per cena. «Il mio Roland Garros non finisce qui» ha detto dopo il successo nei quarti sul Djoker che l’ha proiettato nei top-30 della classifica.

Ma come si affronta Thiem? Come si batte il numero 8 del mondo, l’unico tennista che nell’ultimo anno solare ha sconfitto per due volte Nadal (Roma 2017, Madrid 2018)? Coach Vagnozzi ha un’idea meraviglio­sa in testa: «Sarà un match legato al servizio e alla risposta, armi che entrambi usano per aprirsi il campo e ottenere il punto. Se facciamo giocare l’austriaco con i piedi dentro la linea di fondo, diventa difficile. A Marco dirò di continuare a fare quello che finora ha fatto benissimo, di non snaturarsi, di sfruttare la varietà dei suoi colpi: le statistich­e dicono che ha il dritto più veloce dopo quello di Nadal».

Dei quattro uomini rimasti in vita, il Ceck è il più in fiducia: «E ha una dote che non puoi insegnare: sa vincere le

Mcenroe Cenerentol­o? Il contrario, questa è una grande storia di redenzione, come quella di Rossi al Mondiale dopo la squalifica

Kuerten Marco sta scoprendo ciò di cui è capace, è una sensazione che moltiplica le forze, lo dico per esperienza

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