Così cambio Forza Italia
Conte deve mediare. Salvini vuole FI e FDI per Vigilanza Rai e Servizi, il Pd sarebbe fuori dai giochi
C aro direttore, sono grato a tutti coloro che in questi giorni si sono impegnati a fare delle analisi più o meno impietose sulla condizione di Forza Italia perché ci aiutano a riflettere, ad affrontare i problemi, a definire quello che siamo.
Questo non significa naturalmente che io sia d’accordo con tutto quanto è stato detto.
La domanda che più frequentemente ci è stata rivolta, «cosa vuole Forza Italia», ha una risposta precisa.
ROMA Il «governo del cambiamento» non lottizza e non spartisce poltrone, parola di Luigi Di Maio. C’era anche il capo politico dei 5 Stelle al primo vertice convocato in serata a Palazzo Chigi per completare il risiko delle poltrone. Con il premier Giuseppe Conte e il ministro di Sviluppo e Lavoro, si sono seduti al tavolo delle trattative anche l’altro vicepremier Matteo Salvini e il sottosegretario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti. Primo vertice e primo scontro tra i leader delle forze che hanno dato vita al governo e che si litigano le deleghe chiave su editoria, servizi segreti e tlc. «Le telecomunicazioni sono nel mio ministero», ha alzato la voce Di Maio, con le stesse parole scandite in tv da Lucia Annunziata. Il problema è che Salvini rivendica per il Carroccio quella casella, strategica per pubblicizzare le sue mosse esplosive su immigrazione e sicurezza. «Non è questione di quote di governo — insiste Di Maio —. Vogliamo individuare le persone con la sensibilità più adatta». Conte intende tenere per sé la delega ai Servizi (Dis, Aisi e Asi), per la quale era in corsa lo stellato Vito Crimi. Per l’editoria Emilio Carelli è favorito rispetto al senatore Primo Di Nicola. E qui di Maio sostiene che i fondi per l’editoria «sono stati utilizzati anche a scopo politico, affamando le testate e poi dando soldi un po’ alla volta».
Sui ruoli destinati per legge alle opposizioni, il braccio di ferro continua. Il Pd punta, con Lorenzo Guerini, alla presidenza del Copasir. Ma Salvini strappa. Vuole Giorgia Meloni in maggioranza dando il Comitato per la sicurezza a Guido Crosetto di FDI e poi, per non rompere il centrodestra, la Vigilanza Rai a Forza Italia con Gasparri o Romani. Ma così il Pd resterebbe fuori. Ne nascerebbe una polemica furibonda e il ragionamento con cui il leader leghista si prepara a replicare è questo: «Forza Italia e Fratelli d’italia messi insieme hanno un peso parlamentare superiore a quello del Pd».
Il duello rischia di esplodere e Di Maio a Mezz’ora in più su Rai3 toglie il dossier dal tavolo di Palazzo Chigi: «Il Copasir? Lo deciderà il Parlamento quali saranno i soggetti che ambiscono e a chi va». E comunque, aggiunge il vicepremier, «per rispetto verso le istituzioni non si parlerà di commissioni parlamentari».
Invece se ne è parlato, tanto che Giuseppe Conte ha dovuto mettere alla prova la sua capacità di mediazione tra i «gemelli diversi». Trovare la quadra su un pacchetto di 43 nomi fra sottosegretari e viceministri non è una passeggiata, per quanto Di Maio abbia virtualmente stracciato il sistema della lottizzazione: «Niente manuale Cencelli, cerchiamo le sensibilità più appropriate».