Corriere della Sera

Emergenza prof

- di Massimo Gramellini

Ogni quattro giorni un insegnante viene picchiato dal padre o dalla madre di uno dei suoi studenti. Ecco un’emergenza che, provenendo dall’interno, non spaventa nessuno. Immaginate tutti questi prof su un barcone alla deriva, la scuola italiana, mentre cercano di attraccare al porto della nostra attenzione: centinaia di volti disfatti dai lividi per avere osato dare un quattro, quasi sempre meritato, invece di un sei. Ai genitori maneschi interessa il voto, mica il livello di preparazio­ne. Non se la prendono con i maestri scarsi, ma con quelli severi.

L’ultimo bersaglio, Francesca Redaelli, è una professore­ssa di inglese che sulla soglia della pensione si è ritrovata all’ospedale di Padova con il setto nasale fratturato da un uppercut. Illuminant­e il grido di battaglia della pugile, la madre di un alunno: «Tr…, te la farò pagare, hai rovinato la mia famiglia». Nella sua testa, l’insuccesso scolastico del figlio non è un episodio infelice, e però rimediabil­e l’anno prossimo con iniezioni supplement­ari di impegno. È un’onta che segna in modo indelebile l’onore del clan. Caricata di significat­i così nefasti, la sconfitta non viene più attribuita a chi l’ha rimediata — il pupo di casa —, ma a un complotto che ha nel prof l’esecutore o addirittur­a il mandante. Il genitore che lo picchia non si sente un carnefice, ma una vittima, forse un giustizier­e. Di questo passo per insegnare nelle scuole italiane servirà una laurea in arti marziali.

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