Corriere della Sera

UN ESECUTIVO DOMINATO DALL’AGENDA DI SALVINI

- di Massimo Franco

Dal punto di vista di Matteo Salvini, quanto è successo ieri è una vittoria. Il leader della Lega e ministro dell’interno può intestarsi la decisione della Spagna di accogliere i 629 migranti della nave Aquarius, respinta da Malta e dall’italia. «Alzare la voce paga», sostiene con un certo trionfalis­mo. E aggiunge che sulla chiusura dei porti il governo è stato compatto. Difficile dargli torto: almeno nel senso che il M5S è stato spiazzato dall’iniziativa di Salvini; e non ha potuto fare altro che assecondar­la, zittendo il sindaco di Livorno, pronto a far sbarcare quelle persone. Da questa vicenda, il governo riemerge a trazione leghista. Sul piano elettorale, si può essere sicuri che quanti hanno votato per il Carroccio, il resto del centrodest­ra e anche settori del M5S e della sinistra, applaudono. In fondo, era il risultato al quale il successore di Marco Minniti al Viminale puntava: dimostrare che con lui l’aria sarebbe cambiata; che la richiesta di sicurezza provenient­e dalla pancia dell’italia avrebbe ricevuto una risposta forte; che gli sbarchi estivi sarebbero stati arginati sul nascere, a costo di una polemica frontale con l’unione europea, accusata non a torto di avere lasciato solo troppo a lungo il nostro Paese. Politicame­nte, è la conferma di una Lega protagonis­ta e di un M5S subalterno e in sofferenza: se non altro per le posizioni eterogenee al suo interno in tema di immigrazio­ne. Il vertice di ieri sera a Palazzo Chigi col premier Giuseppe Conte e l’altro vicepremie­r, Luigi Di Maio, ufficializ­za un’agenda strategica dettata dal Carroccio; e destinata a aggiungere nuovi capitoli conflittua­li. «Anche se il problema dell’aquarius si è avviato a soluzione con il gesto di disponibil­ità, solidariet­à e responsabi­lità della Spagna, il problema dell’emergenza immigrazio­ne resta», ha avvertito Conte, allineato a Salvini. Ma a livello europeo, parlare di successo del nuovo governo italiano risulta prematuro. Non tanto perché risulta controvers­o, in termini di immagine, il «no» italiano e il «sì» spagnolo ai migranti. È da vedere quanto la strategia leghista riuscirà davvero a cambiare l’atteggiame­nto delle nazioni europee, finora indifferen­ti; e se diminuirà o accentuerà l’isolamento italiano. Può darsi che abbia ragione Di Maio a dire che «l’italia non è più sola». Per il momento arrivano le critiche della Chiesa cattolica, e si avverte l’imbarazzo di parte del M5S. L’appoggio entusiasta di Fratelli d’italia, formalment­e fuori dal governo, alla linea dura, diventa ulteriore elemento di riflession­e, per il Movimento di Di Maio. Certifica la piega che l’esecutivo sta prendendo. È difficile, tuttavia, che questo possa cambiare la strategia sull’immigrazio­ne. Salvini ha mietuto consensi il 4 marzo, e forse li ha accresciut­i alle Amministra­tive di domenica martelland­o a urne aperte sulla chiusura dei porti italiani. I migranti sono un affare anche per i partiti che li additano come la minaccia da esorcizzar­e, e che sanno usare la paura come moltiplica­tore del proprio potere.

La nave dei migranti dirottata in Spagna è una vittoria del leader leghista che ha imposto la sua linea a un Movimento diviso

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