Corriere della Sera

Il prof bravo ti segna la vita Ma (quasi) nessuno lavora nelle scuole svantaggia­te

- Di Gianna Fregonara

Non basta assumere più insegnanti per far funzionare meglio la scuola. In linea di principio aiuta, ma come dimostra l’ultimo rapporto dell’ocse-pisa, curato dall’italiano Francesco Avvisati, bisogna anche avere delle buone regole per sfruttare le qualità dei docenti e rendere così efficace ed equo il sistema scolastico. Quello che invece succede nel nostro Paese è che nelle scuole superiori con una maggiore concentraz­ione di studenti svantaggia­ti ci sono troppo spesso gli insegnanti meno qualificat­i (per esempio quelli che non hanno ancora preso l’abilitazio­ne) e con meno esperienza. E tende a esserci un ricambio di prof (precari per lo più) molto più rapido che nelle scuole considerat­e migliori e per questo meta privilegia­ta degli insegnanti con più titoli: un quarto dei prof di scienze con contratti più corti di un anno si trovano nelle scuole più povere, mentre in generale sono solo uno su dieci. È vero che le cronache sono piene di storie di insegnanti esemplari che insegnano in realtà difficili con vero spirito di missione, spesso purtroppo anche rischiando l’incolumità. Ma altro sarebbe una politica che cancellass­e questa discrimina­zione non scritta: e cioè che chi è meno fortunato nei fatti rischia di avere diritto a una scuola dove i professori con più esperienza non ci sono. Dalla Gran Bretagna all’irlanda sono tanti gli esperiment­i che mirano a invogliare gli insegnanti a scegliere sedi disagiate: incentivi economici e di carriera ma anche fondi alle scuole per finanziare cattedre con classi più piccole (in Francia). Si tratta di scuole dove cresce un quarto dei nostri ragazzi, che del resto non credono al lavoro di prof: solo il 3% dei 15enni pensa che da grande vorrà diventare un insegnante.

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