INTERVENTI E REPLICHE
L’insegnamento della musica nelle scuole
Ho visto che qualche giorno fa il Corriere ha ospitato una dichiarazione molto impegnativa del maestro e insigne violinista Uto Ughi, che al giornalista che gli domandava «Se oggi lei fosse ministro del nuovo Governo quale sarebbe il suo primo provvedimento?», rispose senza esitare «Ridarei dignità alla musica nelle scuole». Una cosa bellissima, di grande valore culturale e morale sulla quale non si può neanche esitare ma che purtroppo non ha avuto sufficiente ascolto fino ad oggi nel nostro sistema di istruzione. Penso anch’io che la più grave carenza della nostra scuola sia l’assenza di attenzione alla creatività artistica dei nostri studenti. Dalla scuola Italiana la musica, ufficialmente, non è stata considerata finora «cultura educativa». Per questo si parla oggi di una scuola logocentrica, e per questo non si può non convenire con il maestro Uto Ughi. Occorre tuttavia un supplemento di informazione per i lettori del Corriere e cioè che da circa una ventina d’anni è in corso un movimento della scuola per cambiare radicalmente questa situazione. Un movimento che non ha ancora raggiunto il consenso della maggioranza nelle scuole italiane e che comunque ha segnato alcuni punti a suo favore. Per esempio, abbiamo ottenuto l’approvazione di una legge (107/2015) che finalmente stabilisce l’obbligatorietà della cultura e della pratica musicale per tutti gli studenti, che addirittura ne sancisce il diritto. Una seconda norma, il decreto legislativo n. 60 del 2017, indica i dettagli esecutivi per la sua attuazione e stanzia una prima sia pur modesta somma per avviarne l’iter esecutivo. Non mancano altri provvedimenti, ad esempio il decreto ministeriale 8/2011 e il Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) del 30 dicembre 2017 (piano delle arti) e alcuni altri decreti attuativi in corso di perfezionamento: un cammino complesso, lungo, non privo di resistenze. Affianco a queste norme formali si sta ormai svolgendo in numerose scuole (ahimè, ancora minoritarie) un intenso e qualificato lavoro di promozione della cultura e della pratica musicale fra gli studenti (si badi bene: non parlo qui della formazione dei futuri musicisti, ma di un allargamento alla conoscenza della musica per qualunque studente). Proprio qualche giorno fa, il 7 giugno si è celebrata nel cortile della Minerva — Palazzo dell’istruzione — la ormai tradizionale festa della musica a scuola, volta a sollecitare un vero e proprio salto di qualità per i nostri studi scolastici e cioè l’applicazione dell’ormai irrinviabile criterio di educazione che include la conoscenza e la pratica della musica fra le materie fondative rispondenti al fabbisogno educativo essenziale per ogni essere umano. Il cammino da percorrere è ancora molto lungo ma ci incoraggia l’adesione sempre più numerosa di tanti studenti e docenti, di tanti presidi, di tante scuole. La motivazione è chiarissima: in Italia non può più esistere una scuola senza musica.