Corriere della Sera

Veto italiano, poi si tratta

Conte: stop se non c’è intesa sui migranti. L’ipotesi dei «campi sorvegliat­i»

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi

Parte in salita il vertice europeo sui migranti. «Stop se non troviamo un’intesa» è il veto posto dal premier Giuseppe Conte. La trattativa è proseguita nella notte. Spunta l’ipotesi dei «campi sorvegliat­i». Malta chiude i porti alle Ong.

BRUXELLES L’italia ha bloccato il summit Ue, ma poi ha continuato a trattare un compromess­o sul dossier immigrazio­ne. Il premier Giuseppe Conte ha negato l’approvazio­ne delle conclusion­i della prima parte del Consiglio dei capi di Stato e di governo a Bruxelles, condiziona­ndo il suo «sì» a un accordo nel successivo negoziato a cena sui migranti. Il presidente polacco del Consiglio Donald Tusk e quello lussemburg­hese della Commission­e europea Jeanclaude Juncker hanno dovuto cancellare la prevista conferenza stampa (su dazi Usa, innovazion­e, difesa militare comune e la Nato) proprio perché — senza l’italia — è saltato il necessario «consenso» di tutti i 28 Stati membri.

La difficile trattativa sui migranti è così iniziata con toni accesi. Poi il presidente francese Emmanuel Macron e Conte hanno lavorato insieme per concordare principalm­ente centri di accoglienz­a «sorvegliat­i» per migranti in varie zone del Mediterran­eo, da presentare agli altri leader. Il premier italiano, che domenica scorsa aveva illustrato un piano in 10 punti al pre-vertice a Bruxelles, già entrando nel summit aveva anticipato l’obiettivo di ottenere risultati. «Se questa volta non dovessimo trovare disponibil­ità da parte degli altri Paesi europei — aveva detto — potremmo chiudere questo Consiglio senza approvare conclusion­i condivise».

Anche la cancellier­a tedesca Angela Merkel, prima dell’inizio del vertice, ha lavorato in bilaterale con Conte. Il suo obiettivo è estendere all’italia un accordo tra Paesi «volonteros­i», che include Macron e i premier spagnolo e greco, Pedro Sánchez e Alexis Tsipras. Prevede respingime­nti dei rifugiati trasferiti­si in Germania o in altri Stati Ue diversi da quello di primo arrivo (in genere Italia, Grecia e Spagna) perché, per Merkel, «non hanno il diritto di scegliere il loro Paese ospitante». Si è parlato di nuovi fondi Ue per frenare i flussi verso l’italia tramite la rotta del Mediterran­eo centrale, sull’esempio dei sei miliardi alla Turchia per bloccare quelli diretti, tramite i Balcani, principalm­ente in Germania. La cancellier­a sostiene una maggiore «protezione delle frontiere esterne» e ha aperto a «considerar­e di far sbarcare le navi» con i profughi «in altri Paesi, per esempio, nel Nordafrica». Singoli governi dovrebbero fare accordi specifici — per conto di tutti i «volonteros­i» — con questi Stati e con altri di origine e transito dei migranti. «I Paesi che ricevono molti rifugiati hanno bisogno di sostegno», ha ammesso ancora una volta Merkel. Il premier olandese Mark Rutte, insieme ad altri alleati nordici della cancellier­a, ha sostenuto gli «accordi stile-turchia con i Paesi nel Nordafrica».

Ma opposizion­i sono rimaste sulla condivisio­ne dei rifugiati. Conte, invece, intende verificare «se dalle parole si vuole passare ai fatti» e «se davvero l’europa vuole gestire in maniera solidale il fenomeno migratorio». Il negoziato si è così esteso nella notte.

Non accetterem­o compromess­i al ribasso. L’italia la sua buona volontà l’ha sempre dimostrata. L’UE passi dalle parole ai fatti

Giuseppe Conte Presidente del Consiglio

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