Corriere della Sera

Di Bartolomei: «Le armi in casa? Pensate a mio papà, sono un pericolo»

Il figlio dell’ex campione: ecco la sua pistola

- Riccardo Bruno

L’immagine di una pistola postata sui social. E una riflession­e che iniziai così: «Questa è una Smith&wesson 38 special uguale a quella che aveva Agostino. Quando la comprò negli anni 70 lo fece perché credeva che avrebbe così reso più sicura la sua famiglia». Agostino Di Bartolomei, il capitano della Roma colto e introverso, indimentic­abile combinazio­ne in campo di intelligen­za e forza, la mattina del 30 maggio 1994, a 39 anni, decise di farla finita sparandosi un colpo al petto. Il messaggio sui social, 25 anni dopo, è del figlio Luca. «Ho letto che il 41% degli italiani si sentirebbe più sicuro da una semplifica­zione della legislazio­ne sul porto d’armi — spiega al Corriere —. Tutti gli studi dimostrano che una maggiore circolazio­ne delle armi conduce a un numero più elevato di morti, di omicidi, suicidi, incidenti, bambini che meraviglio­samente curiosi si fanno del male o lo fanno agli altri».

Luca aveva 11 anni quando la tragedia sconvolse la sua famiglia. «Da quella vicenda non dico che possiamo trarre un insegnamen­to, ma almeno un ammoniment­o, ricavarne qualcosa di buono». Da questo nasce una sorta di appello. «Vorrei invitare tutte quelle persone che hanno avuto la devastazio­ne di un lutto per colpa di un’arma da fuoco a parlare con quel 41% di italiani, fargli capire che non si ottiene così più sicurezza, una pistola in casa è sempre un pericolo».

Per Luca Di Bartolomei ● Accanto il post di Luca Di Bartolomei

● È un appello contro la presenza di armi a casa con la foto di una Smith&wesson simile a quella utilizzata dal padre per suicidarsi questa non è solo una battaglia personale per fare i conti con il proprio dolore, è anche un impegno profession­ale. È stato coordinato­re del dipartimen­to sicurezza e difesa del Pd, adesso è consulente aziendale. Abituato a confrontar­si con dati e numeri. «Tutte le statistich­e del Viminale indicano che gli eventi criminali sono in costante decrescita. Al contrario aumenta la percezione dell’insicurezz­a e dell’illegalità. Non è solo un fenomeno italiano, è un’ondata sovranazio­nale che spinge alla chiusura, all’isolamento e quindi all’armamento. Abbiamo il dovere di comprender­e i fenomeni sociali, senza abbandonar­ci all’emotività».

Agostino Di Bartolomei possedeva diverse armi, compresa quella Smith&wesson. Prima di morire lasciò un biglietto alla moglie: «Mi sento chiuso in un buco... Non vedo l’uscita dal tunnel». Nessuno In famiglia

Il calciatore Agostino Di Bartolomei con la moglie Marisa De Santis. Tra loro Gianmarco e, in basso, Luca. A sinistra, con la maglia della Roma può dire come sarebbe andata se non avesse trovato quegli oggetti di morte in casa. Ieri il figlio Luca ha scritto che «alla obiezione che chi vuole suicidarsi lo fa comunque vorrei solo dire che, per andare oltre il burrone che pensiamo di avere davanti, basta un attimo. E in quell’attimo non avere accesso ad un’arma può fare la differenza».

Facendosi forte di cifre e analisi, ricorda che «la diffusione porta inevitabil­mente all’utilizzo». E aggiunge che per garantirne la padronanza, «l’uso deve essere costante e continuato. Ovvero una pratica riservata a quei soggetti che si occupano abitualmen­te di ordine pubblico. Le forze di polizia, non i privati cittadini».

Luca Di Bartolomei chiude il suo messaggio sui social con una richiesta, sincera e accorata. «Pensate ai vostri figli e ai vostri nipoti. Una pistola non produce alcuna sicurezza. Credetemi».

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