«L’incontro a Riccione che ci ha fatto innamorare»
Laura. L’ho incontrata a Riccione, nel 1965, alta, bella, sorridente, gentile. L’ho salutata, mi ha risposto. In breve tempo ci siamo appassionatamente innamorati. Abbiamo vissuto 52 anni assieme, felici, pieni di slanci, in un’atmosfera quasi ovattata. Era il nostro incantevole destino. Lei insegnava, io scrivevo. Abbiamo superato dolori e avversità con la forza della mostra unione. Tre figli affettuosi. Una madre divenuta ultracentenaria. Non eravamo alla ricerca di una vita lussuosa ma solo di respirare felicità. Una donna di grande dirittura morale, generosa, simpatica, caritatevole. Un esempio di vita. All’improvviso è stata attaccata da un aneurisma all’aorta. Un ottimo chirurgo l’aveva salvata. Il pericolo era sempre in agguato. Subì altri interventi. L’ultimo alcuni mesi fa, quando a fine visita, io e i miei figli la baciavamo, lei commentava: «Non sono mai stata baciata così tanto». Era al reparto cure intensive con una protesi un po’ traballante. Tutti attorno a farle coraggio. Voleva fortemente tornare a casa anche se le forze la stavano abbandonando. Il destino ha voluto che morisse da sola in quel reparto. Un dolore atroce in tutti noi, soprattutto in me che intravvedo i novant’anni privo della sua voce e del suo sorriso illuminante. Ai figli aveva detto: «State accanto al papà», sembrava un consiglio premuroso. Invece era il segnale che stava per spegnersi.