Cassa depositi, al Tesoro cedola da 1,1 miliardi
Utile di 2,2 miliardi. Le nomine dei nuovi vertici rinviate all’assemblea del 13 luglio
ROMA Per il nuovo vertice di Cassa depositi e prestiti è tutto rinviato al 13 luglio, data di convocazione della nuova assemblea. Al momento restano in sella, sebbene per poco, il presidente Claudio Costamagna e l’amministratore delegato, Fabio Gallia. Il nodo del rinnovo è legato alla successione di quest’ultimo, che cumula la carica di consigliere delegato e direttore generale, due ruoli destinati nel disegno del nuovo governo ad essere separati, designando così due distinti manager. I candidati più accreditati per il ruolo di amministratore delegato restano Dario Scannapieco, attuale vicepresidente Bei, e in alternativa Massimo Sarmi, già amministratore delegato di Poste Italiane. Per la direzione generale il nome su cui convergere dovrebbe essere Fabrizio Palermo, attuale chief financial officer di Cdp. Resta che molto dipenderà dagli equilibri all’interno dell’esecutivo tra Lega e 5 Stelle, alla luce anche delle altre partite aperte per il rinnovo dei vertici della Rai, delle Autorità regolatorie, in discussione, tra l’altro, è anche il futuro del top management di Ferrovie.
Tecnicamente la convocazione della nuova assemblea prevede, in caso le liste per le nomine siano due (il Tesoro azionista all’82% e le Fondazioni con il 16%), l’obbligo di depositare l’elenco degli amministratori con quattro giorni di anticipo (9 luglio), in caso di un’unica lista il deposito dei nove nomi del nuovo consiglio potrà avvenire il giorno dell’assemblea. Le Fondazioni il 20 giugno hanno presentato i loro tre candidati al cda: Massimo Tononi per la presidenza, Matteo Melley e Alessandra Ruzzu per il cda. «Le Fondazioni hanno fatto le loro scelte. Speriamo che l’altro 84% decida presto», osserva il presidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia.
In attesa della scelta adottata dal governo l’assemblea di ieri ha approvato il bilancio 2017 che evidenzia un utile
I nomi
I candidati più accreditati per il ruolo di ceo restano Scannapieco e Sarmi
netto di 2,2 miliardi di euro (+33% rispetto al 2016). La cedola prevista per gli azionisti è stata fissata a quota 1,3 miliardi. Il Tesoro incasserà un dividendo di 1,1 miliardi, le fondazioni di origine bancaria 217 milioni di euro.