Corriere della Sera

I RISVEGLI DEI DEMONI

L’appuntamen­to Torna la grande rassegna di Cividale, che conferma un orizzonte internazio­nale. Lo spettacolo della polacca Górnicka è un atto d’accusa verso i sovranismi che riaffioran­o in Europa. E un invito alla solidariet­à tra i popoli MITTELFEST, INNO

- di Giuseppina Manin

S i comincia con un Inno all’amore da brividi. Perché l’amore cantato in coro da 33 uomini e donne di età ed etnie diverse è quello degli inni nazionali, delle marce militari, delle litanie religiose, volto a esaltare un piccolo mondo chiuso in se stesso, una patria fatta di persone simili tra loro. Un modello alla Matrix, dove tutti somigliano a tutti e il diverso e lo straniero è visto come una minaccia all’ordine, alla sicurezza, alla tutela di valori comuni.

«Corpi estranei, da tenere fuori dai confini, da eliminare in nome di una terra madre, feroce e ingenerosa» conclude con ironica amarezza Marta Górnicka, ideatrice e regista polacca del dissonante e provocator­io «Hymm to Love», che giovedì 5 luglio al Teatro Ristori di Cividale aprirà il Mittelfest stavolta dedicato, per volere del neo direttore artistico Haris Pašovi, ai Millennial­s. Una generazion­e nata a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio della nuova era, a cui appartiene anche Górnicka. Che però ben conosce la lezione di geni quali Tadeusz Kantor e Pina Bausch e la mette pratica in modo originale, usando la forza collettiva di un coro, capace come nella tragedia greca di agire e commentare la realtà. «Il coro è l’eroe del mio spettacolo, è lo specchio di una comunità — dice —. Non inteso come massa ma insieme di diverse personalit­à anche quando si esprimono all’unisono. Cantano le stesse parole ma ciascuno a modo proprio, in una polifonia di voci capace di svelare gli abissi dell’inconscio collettivo».

Declinato in variazioni vocali fino a formare un mostruoso «Canzoniere nazionale», vessillo di un’identità immaginari­a. «E anche la metafora di un’europa sempre più squassata da nazionalis­mi e xenofobie.

La regista

«L’europa perde i suoi ricordi più neri. E quindi è destinata a ripetere gli stessi errori di ieri»

Fomentati da quei leader che fanno leva sui peggiori istinti della gente, risfoderan­do con vocabolari­o osceno, paure e insicurezz­e ataviche».

Anche la lingua può diventare uno strumento di ideologia. «Dietro le intenzioni di mettere le cose in ordine, si nasconde il progetto di realizzare una patria-famiglia abitata solo dal nostro popolo, dove l’amore per il prossimo riguarda solo chi fa parte della tua etnia, religione, cultura. Dimentican­do l’insegnamen­to primo di Cristo, che il prossimo è l’altro da te». Ma come siamo arrivati a tutto questo?

La storia recente nulla ci ha insegnato? «L’europa soffre di Alzheimer, sta perdendo i suoi ricordi. E quindi è destinata a ripetere gli stessi errori, gli stessi crimini. Lavorando a questo spettacolo ero ossessiona­ta da un’immagine, quella dell’orchestrin­a dei campi di concentram­ento, che suonava marce, musica classica e arie da operette. E i prigionier­i erano costretti ad accompagna­rle cantando. La musica ha avuto un ruolo importante nell’olocausto, se n’è resa complice. La differenza è che stavolta l’orchestra non suona più ad Auschwitz ma vicino ai confini, in luoghi dove si stabilisce chi può passare e chi no, chi è adatto a vivere qui e chi è destinato a morire davanti al “cancello del paradiso”».

«Hymn to Love», già eseguito in molti Paesi d’europa, dalla Germania alla Grecia all’austria, è il terzo momento di una sua trilogia ispirata a «Madre Coraggio» di Brecht. «Un testo cardine. Brecht ci regala una figura di una madre imprenditr­ice, soldatessa, politica. Pronta a tutto per sopravvive­re, anche a mandare a morire i propri figli, a sputare su di loro». Ma non sono più i tempi di guerra di Brecht.

«Oggi sono quelli della paura. Una paura alimentata dai politici che non risparmian­o terminolog­ie guerresche per suscitare l’odio per il “nemico”. No, non abbiamo imparato nulla dalla storia. È orribile vedere i vecchi demoni che tornano come in un’antica tragedia e quei vecchi demoni non possono addormenta­rsi finché non bevono del sangue». I populismi dilagano, anche l’italia rischia di esserne conquistat­a. I consensi per questo tipo di politica sono sempre più vasti. «La Polonia e l’ungheria sono state le apripista della deriva. La Polonia ha rifiutato di accettare i rifugiati e ha negato anche il più piccolo gesto simbolico di sostegno. Quasi l’80% dei polacchi approva questa decisione del governo, e l’opposizion­e comincia già a parlare la stessa lingua». E l’europa? Con tante defezioni, tanti irrigidime­nti, che ruolo può ancora avere? «In un certo senso l’europa non è più lì... Milioni di persone tentano di farsi strada verso la Madre Europa. Con grande coraggio per raggiunger­la salgono sui barconi, affrontano mille pericoli. Ma la Grassa Madre Europa, circondata dalle acque, li risputa a riva. Di fronte a quello che sta succedendo in questi giorni nel Mediterran­eo ho l’impression­e che anche il mio Coro stia perdendo la voce. Davanti a gesti così disumani, non ci sono più parole».

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

 ??  ?? L’inaugurazi­one Mittelfest aprirà con «Hymn to Love» di Marta Górnicka (5 luglio)
L’inaugurazi­one Mittelfest aprirà con «Hymn to Love» di Marta Górnicka (5 luglio)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy