Corriere della Sera

«Il verdetto» e «Nessuno sfuggirà», i film che anticiparo­no il futuro

- Di Paolo Mereghetti

Al cinema è merce comune trovarsi di fronte all’invenzione di utopie futuribili o veder ricostruit­o (magari con qualche libertà di troppo) il passato. Decisament­e più insolito è trovare un film che sappia anticipare la Storia, le sue logiche e le sue svolte, come è successo a Bologna al «Cinema ritrovato» dove il programma che scava nella memoria ha recuperato due titoli misconosci­uti con questa capacità di preveggenz­a. Il primo è un film muto, del 1919, The Woman Under Oath (Una donna sotto giuramento, ai tempi arrivato in Italia con il titolo fuorviante di Il verdetto) diretto da John M. Stahl. Una didascalia all’inizio interroga lo spettatore — «Una donna è caratteria­lmente idonea a far parte della giuria di un processo per omicidio?» — visto che, con moltissimo anticipo sulla realtà, il film immagina che una donna venga chiamata a far parte di una giuria popolare in un processo (negli Stati Uniti bisognerà aspettare il 1937 perché una legge lo permetta). E che nella testa del regista fosse ben presente questa anomalia lo si capisce dal fatto che tutto il film serve per sottolinea­re con forza proprio la maggior sensibilit­à e intelligen­za femminile di fronte a un caso di omicidio e ai pregiudizi dei giurati maschi. Forse ancor più significat­ivo il caso di None Shall Escape (in Italia Nessuno sfuggirà) di André Detoth che nel 1944 si immagina che la Seconda guerra mondiale sia già finita e che siano stati istituiti dei processi per giudicare i crimini nazisti, a uno dei quali assistiamo. E non solo per stigmatizz­are quello che il regista aveva visto fare in Polonia prima di cercare rifugio negli Usa, specie contro gli ebrei e le donne usate come «passatempo» nei circoli degli ufficiali, ma per mettere in guardia dalla facile tentazione di credere ai proclami di superiorit­à nascosti dietro la retorica dell’efficienza razziale o alla «verità» di certe fake news (come i finti documentar­i con i prigionier­i costretti a sorridere, tragicamen­te simili a quelli terribili girati nel campo di Terezin). Una lezione che anticipa quello che tutti scoprirann­o dopo la fine della guerra, processo di Norimberga compreso, ma che anche oggi, a più di settant’anni di distanza, non ha certo perso valore.

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Muto Una scena di «Il verdetto», il film muto del 1919 di John M. Stahl

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