Corriere della Sera

«Io come Callas, ma niente confronti»

L’opera «Il pirata» torna alla Scala dopo 60 anni: il soprano Yoncheva nel ruolo della Divina

- Enrico Parola

«Quando mi è arrivata la proposta del Pirata sono andata a sentire l’opera, ho studiato la partitura e visto chi l’aveva eseguita: a parte la scena finale non la conoscevo». E così Sonya Yoncheva ha scoperto che oggi alla Scala l’attende una serata storica: l’opera con cui il giovane Bellini si presentava nel 1827 al pubblico milanese manca al Piermarini da sessant’anni; nel 1958 a interpreta­rla fu Maria Callas.

«Non voglio e non posso paragonarm­i a lei e credo di aver accettato questo ruolo proprio perché non cerco confronti: chi mette la propria carriera davanti a tutto potrebbe voler evitare un ruolo così difficile e rischioso, io non voglio essere una diva ma sempliceme­nte una musicista, quindi penso solo alla bellezza di quest’opera e alla responsabi­lità che ho nel riportarla su questo palcosceni­co dopo così tanto tempo», spiega il soprano bulgaro, che comunque stella della lirica è già diventata, e proprio con i ruoli che crearono il mito della Callas: ha conquistat­o il Metropolit­an di New York dando voce a Tosca, ha incantato in Norma e se le si fa notare che solo due titoli non erano stati ripresi alla Scala dai tempi della Callas, Il pirata e la Medea di Cherubini, risponde che «a ottobre canterò anche Medea, a Berlino con Barenboim». Intanto il presente Voci

Sonya Yoncheva, 36 anni, in scena con Piero Pretti, 47 anni è tutto per Imogene, l’eroina del Pirata: «Un ruolo difficilis­simo e massacrant­e, devi dare tutto per tutte e tre le ore dell’opera perché Bellini sparge acrobatici virtuosism­i dall’inizio alla fine. Il passaggio più impervio è la stretta del terzetto alla fine del secondo atto: è uno dei non pochi passi che, seguendo vecchie consuetudi­ni, venivano tagliati per snellire l’opera; ma qui viene mantenuto quasi tutto, compreso questo terzetto; diciamo che se l’avessero espunto non avrei pianto, ma va bene così».

Pur consapevol­e delle difficoltà e delle enormi attese che l’opera suscita, Yoncheva non trema: «Sono entrata immediatam­ente in sintonia con questo tipo di vocalità, la percepisco vicina alle mie caratteris­tiche e mi sembra che faccia molto bene alla mia tessitura». Più che pensare all’impegno tecnico, preferisce concentrar­si sulla presenza scenica richiesta e sulla bellezza di questa musica: «È un’opera che richiede grande recitazion­e ed è splendida: la scena finale è un connubio di 1958 il 27 ottobre 1827. L’opera manca da 60 anni nel teatro milanese: nel 1958 la voce era di Maria Callas (foto) canto e psicologia vertiginos­i, culmine di un percorso che fin dalla tempesta iniziale è pieno di momenti meraviglio­si».

La tranquilli­tà è anche avere il figlio di tre anni e mezzo al proprio fianco invece della solitudine di un albergo: «Mi hanno dato un appartamen­tino vicino a Porta Venezia, così lui è più libero di muoversi e di giocare. Al Pirata non verrà, ma lo porterò all’elisir d’amore per bambini che faranno in Scala venerdì: è la sua opera preferita, c’era quando l’ho interpreta­ta al Met con mio marito (il direttore d’orchestra Domingo Hindoyan, ndr)». Prima di salire sul palco non vivrà una giornata speciale: «Quella normale di una mamma; prima di andare a teatro preparerò da mangiare a mio figlio».

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 ??  ?? ● «Il pirata» è l’opera di Vincenzo Bellini rappresent­ata in prima assoluta alla Scala di Milano
● «Il pirata» è l’opera di Vincenzo Bellini rappresent­ata in prima assoluta alla Scala di Milano

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