Corriere della Sera

Un anno di digiuno Vale torna ad Assen in cerca della scossa

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

«È molto brutto» dice Valentino, più incredulo che triste. L’anniversar­io è uno di quelli che non avrebbe mai voluto ricordare: 12 mesi senza vittorie, l’ultima proprio qui, nel nord dell’olanda, il 25 giugno 2017, poi stop. Diciassett­e corse con appena un secondo posto e 5 terzi. Vittorie mai. Roba da non crederci, ma così è, e va persino peggio per Viñales, a secco da 20 tappe dopo essere partito nel 2017 come dovesse spaccare il mondo, e per Zarco, che col team Tech3 si è perso dopo un incoraggia­nte inizio.

È una crisi del sistema Yamaha, insomma. Una delle più gravi da quando corre in top class, ed ecco perché «è molto brutto». Per dire: quando Valentino vinse la Gara delle Gare a Welkom 2004, il suo esordio in blu dopo il grande addio alla Honda, la Casa di Yamaha non vinceva da 18 gare e si parlava di catastrofe. Peggio era andata solo nel 97/98 con 22. Insomma, il flop è storico, ma — notizia anche peggiore — speranze che la tendenza si possa invertire ce ne sono pochine.

«Nei test di Barcellona dopo la gara non abbiamo trovato niente… Questo è un problema. La moto sarà la stessa. Io sto spingendo con forza perché accelerino i tempi ma, come al solito, Yamaha va piano. Non aspettiamo­ci qualcosa di magico», sospirava ieri il Dottore, ancora alla ricerca di una elettronic­a nuova più efficiente, capace di gestire l’erogazione brusca e il conseguent­e, imprevedib­ile rapporto con le gomme. Che la Yamaha sia indietro rispetto alla Honda (almeno quella di Marquez, ma è abbastanza…) e alle Ducati è un dato chiaro che nemmeno la classifica maschera: Rossi 2°, Viñales 3° e Zarco 4° sono il frutto più degli errori delle Ducati che di una vera competitiv­ità della M1. «Coi terzi posti non si vince il titolo», dice infatti Rossi. Anche se gli ultimi tre consecutiv­i raccontano di un pilota che, al contrario del suo incupito compagno spagnolo, sa limitare i danni grazie a un talento ancora limpido. Non a caso pure Marquez ne ha cantato le lodi: «Valentino continua a essere un punto di riferiment­o. Quello che sta facendo a 39 anni difficilme­nte si potrà ripetere in futuro. È incredibil­e come riesca a non smettere mai di cercare di migliorars­i».

Da campione quale si sente ancora, Rossi vorrebbe però meno compliment­i e più risultati. Questo è uno dei suoi luoghi preferiti, avendoci vinto 10 volte (8 in Motogp): «La pista è fantastica, e qui ricordo gare speciali come nel 2011, partito 11° e vincente; il 2013 dopo il biennio Ducati; il 2015 all’ultima curva su Marquez; e, appunto, l’anno scorso». Bei ricordi, che però non sono carburante per vincere. «Come andrà stavolta? Bella domanda… Io so che corriamo alle 14, per il resto boh».

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(Ap) L’ultima volta Rossi trionfa ad Assen un anno fa, da allora solo piazzament­i

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