Suoni e bagliori, così l’arte esplora la precisione della fisica
Art Basel, una «casa» ispirata al Cern e all’orologeria di Audemars Piguet
L’effetto è straniante. Nel buio assoluto, si staglia una sorta di grande gazebo, ben 10 metri di diametro per 4 di altezza. Alla sommità, un crepitio di piccole luci si palesano a intermittenza come un’esplosione di un cielo stellato, mentre un suono siderale si leva dal perimetro, avvolgendo completamente chi si trova ad essere al centro di questa «casa». Un luogo vero, sì, ma totalmente smaterializzato. L’esperienza del visitatore diventa reale e mentale.
Siamo ad Art Basel, a pochi passi dalle grandi installazioni che, sotto il titolo «Unlimited», sfondano i confini della sperimentazione artistica per indagare le contraddizioni della nostra società. Quello che invece accade con Halo — l’opera d’arte della coppia britannica Semiconductor, ovvero Ruth Jarman e Joe Gerhardt — è l’opposto: se le installazioni raccontano una visione del mondo frutto dell’introspezione dell’artista, al contrario Halo è il risultato di un progetto condiviso: tra i due artisti, gli scienziati del Cern (il laboratorio europeo di fisica delle particelle), i maestri orologiai del marchio Audemars Piguet (promotore ogni anno di un progetto d’arte per Art Basel sul tema della complessità e della precisione), e Monica Bello, direttrice del programma Arts@cern e curatrice di Halo.
«Il presupposto da cui nasce Arts@cern sono le affinità che secondo noi esistono tra il lavoro dello scienziato e l’approccio creativo dell’artista: entrambi immaginano, sperimentano, lavorarono per creare strumenti di indagine sulla natura e i suoi fenomeni. Entrambi non sono orientati a realizzare un prodotto, ma la loro tensione è verso la ricerca», spiega Monica Bello. Da qui nasce l’aver istituzionalizzato la presenza al Cern di artisti residenti: «Le opportunità sono molteplici: si va da resi- denze della durata di una settimana fino a quelle più lunghe (i Semiconductor hanno partecipato a una di queste) che arrivano a tre mesi di permanenza. Gli artisti sono scelti da una nostra commissione (riceviamo dalle 500 alle 1.000 domande all’anno), a cui sottopongono l’idea per un progetto. Ma poi, quando arrivano, chiediamo loro una presenza interattiva».
Sì, perché, siano lunghe o brevi, le residenze al Cern sono accomunate da un elemento imprescindibile: «Lo scambio e la condivisione delle esperienze. La capacità di sapersi connettere alla nostra comunità scientifica», spiega Bello, e i Semiconductor lo confermano: «Siamo stati liberi di esplorare, vedere le ricerche in atto, confrontarci con gli scienziati. Senza barriere, e con grande apertura. Per la prima volta abbiamo avuto a disposizione, per poterli rielaborare, i dati grezzi prodotti al Cern dall’esperimento denominato Atlas sulla collisione delle particelle subatomiche. E sono stati la nostra fonte di ispirazione». Anzi, molto di più, perché Halo si alimenta della traduzione visiva e uditiva proprio di questi dati: «Le collisioni sono rappresentate da traiettorie di luce proiettate su uno schermo. La loro velocità qui è ridottissima rispetto alla realtà, altrimenti non potrebbero essere colte dall’occhio umano». Il suono, avvolgente e misterioso, fa riverberare l’intera «casa» circolare: merito di corde da pianoforte che la percorrono in tutta la sua altezza. «La melodia scaturisce dalle vibrazioni prodotte da martelletti, governati dalle informazioni provenienti dai dati», spiegano, «L’idea ci è stata trasmessa vedendo alla manifattura di Audemars Piguet a Le Brassus il lavoro di integrazione delle suonerie negli orologi da parte dei maestri orologiai. Un intervento di grande abilità manuale realizzato su piccola scala che ci ha talmente impressionato da decidere di trasferirlo su una dimensione ben più imponente, mai prima d’ora applicata da noi a un’opera d’arte. Ma ancora più vicina all’uomo, come è l’architettura di un edificio».
Circa un anno di lavoro, in gran parte condotto a Brighton, dove i Semiconductor vivono e lavorano: «Halo è la traduzione artistica di un processo scientifico, non la sua rappresentazione», precisano, «per noi la scienza è solo lo strumento che rivela la natura. E senza la natura le nostre forme non esisterebbero». L’approccio è speculativo, ma il coinvolgimento di chi si addentra oltre la soglia invisibile di Halo è reale. Tra suoni e bagliori, riuscire a connettere mondi e persone non è mai sembrato così possibile.