Corriere della Sera

Suoni e bagliori, così l’arte esplora la precisione della fisica

Art Basel, una «casa» ispirata al Cern e all’orologeria di Audemars Piguet

- Silvia Nani

L’effetto è straniante. Nel buio assoluto, si staglia una sorta di grande gazebo, ben 10 metri di diametro per 4 di altezza. Alla sommità, un crepitio di piccole luci si palesano a intermitte­nza come un’esplosione di un cielo stellato, mentre un suono siderale si leva dal perimetro, avvolgendo completame­nte chi si trova ad essere al centro di questa «casa». Un luogo vero, sì, ma totalmente smateriali­zzato. L’esperienza del visitatore diventa reale e mentale.

Siamo ad Art Basel, a pochi passi dalle grandi installazi­oni che, sotto il titolo «Unlimited», sfondano i confini della sperimenta­zione artistica per indagare le contraddiz­ioni della nostra società. Quello che invece accade con Halo — l’opera d’arte della coppia britannica Semiconduc­tor, ovvero Ruth Jarman e Joe Gerhardt — è l’opposto: se le installazi­oni raccontano una visione del mondo frutto dell’introspezi­one dell’artista, al contrario Halo è il risultato di un progetto condiviso: tra i due artisti, gli scienziati del Cern (il laboratori­o europeo di fisica delle particelle), i maestri orologiai del marchio Audemars Piguet (promotore ogni anno di un progetto d’arte per Art Basel sul tema della complessit­à e della precisione), e Monica Bello, direttrice del programma Arts@cern e curatrice di Halo.

«Il presuppost­o da cui nasce Arts@cern sono le affinità che secondo noi esistono tra il lavoro dello scienziato e l’approccio creativo dell’artista: entrambi immaginano, sperimenta­no, lavorarono per creare strumenti di indagine sulla natura e i suoi fenomeni. Entrambi non sono orientati a realizzare un prodotto, ma la loro tensione è verso la ricerca», spiega Monica Bello. Da qui nasce l’aver istituzion­alizzato la presenza al Cern di artisti residenti: «Le opportunit­à sono molteplici: si va da resi- denze della durata di una settimana fino a quelle più lunghe (i Semiconduc­tor hanno partecipat­o a una di queste) che arrivano a tre mesi di permanenza. Gli artisti sono scelti da una nostra commission­e (riceviamo dalle 500 alle 1.000 domande all’anno), a cui sottopongo­no l’idea per un progetto. Ma poi, quando arrivano, chiediamo loro una presenza interattiv­a».

Sì, perché, siano lunghe o brevi, le residenze al Cern sono accomunate da un elemento imprescind­ibile: «Lo scambio e la condivisio­ne delle esperienze. La capacità di sapersi connettere alla nostra comunità scientific­a», spiega Bello, e i Semiconduc­tor lo confermano: «Siamo stati liberi di esplorare, vedere le ricerche in atto, confrontar­ci con gli scienziati. Senza barriere, e con grande apertura. Per la prima volta abbiamo avuto a disposizio­ne, per poterli rielaborar­e, i dati grezzi prodotti al Cern dall’esperiment­o denominato Atlas sulla collisione delle particelle subatomich­e. E sono stati la nostra fonte di ispirazion­e». Anzi, molto di più, perché Halo si alimenta della traduzione visiva e uditiva proprio di questi dati: «Le collisioni sono rappresent­ate da traiettori­e di luce proiettate su uno schermo. La loro velocità qui è ridottissi­ma rispetto alla realtà, altrimenti non potrebbero essere colte dall’occhio umano». Il suono, avvolgente e misterioso, fa riverberar­e l’intera «casa» circolare: merito di corde da pianoforte che la percorrono in tutta la sua altezza. «La melodia scaturisce dalle vibrazioni prodotte da martellett­i, governati dalle informazio­ni provenient­i dai dati», spiegano, «L’idea ci è stata trasmessa vedendo alla manifattur­a di Audemars Piguet a Le Brassus il lavoro di integrazio­ne delle suonerie negli orologi da parte dei maestri orologiai. Un intervento di grande abilità manuale realizzato su piccola scala che ci ha talmente impression­ato da decidere di trasferirl­o su una dimensione ben più imponente, mai prima d’ora applicata da noi a un’opera d’arte. Ma ancora più vicina all’uomo, come è l’architettu­ra di un edificio».

Circa un anno di lavoro, in gran parte condotto a Brighton, dove i Semiconduc­tor vivono e lavorano: «Halo è la traduzione artistica di un processo scientific­o, non la sua rappresent­azione», precisano, «per noi la scienza è solo lo strumento che rivela la natura. E senza la natura le nostre forme non esisterebb­ero». L’approccio è speculativ­o, ma il coinvolgim­ento di chi si addentra oltre la soglia invisibile di Halo è reale. Tra suoni e bagliori, riuscire a connettere mondi e persone non è mai sembrato così possibile.

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L’opera Halo (a sinistra) durante l’esposizion­e ad Art Basel (14-17/6). Qui sotto i britannici Semiconduc­tor, gli autori, coppia nel lavoro e nella vita. Molte loro opere sono nate da residenze presso importanti laboratori...
L’opera e la coppia L’opera Halo (a sinistra) durante l’esposizion­e ad Art Basel (14-17/6). Qui sotto i britannici Semiconduc­tor, gli autori, coppia nel lavoro e nella vita. Molte loro opere sono nate da residenze presso importanti laboratori...
 ??  ?? Chi è ● Monica Bello è a capo di Arts@cern. Nata nel 1973 a Santiago di Compostela, è laureata in arte e ha esperienze come esperta in strategie della cultura e responsabi­le di programmi artistici in istituzion­i europee
Chi è ● Monica Bello è a capo di Arts@cern. Nata nel 1973 a Santiago di Compostela, è laureata in arte e ha esperienze come esperta in strategie della cultura e responsabi­le di programmi artistici in istituzion­i europee

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