Corriere della Sera

Laetitia Casta & l’amore: racconto litigi e tradimenti

L’attrice in scena a Napoli

- di Stefano Montefiori

PARIGI Laetitia Casta arriva di corsa alla brasserie art déco Zeyer nel quartiere Alésia, che ha scelto, per parlare delle Scene da un matrimonio che porta in scena al Napoli Teatro Festival il 3 e 4 luglio, e di molto altro. Le piace rispondere alle domande ma anche farle, come se non ci fosse mai niente di scontato, nella vita, nella coppia, nelle idee.

Cominciamo dalla pièce tratta dal film di Ingmar Bergman. A quante rappresent­azioni è arrivata?

«Quasi 200, siamo appena tornati da un mese in Cina. Abbiamo recitato in sale da migliaia di posti, a Shangai e nelle altre grandi città, in francese con i sottotitol­i. Il pubblico assisteva sbalordito, come davanti a un film porno: la loro cultura è diversa, le donne devono sposarsi entro i 30 anni e fare figli, poi pensano alla carriera. L’amore per loro non è così importante, ci guardavano come dei pazzi mentre analizzava­mo la vita emotiva di Marianne e Johan fra tradimenti, litigi, ritorni. Una spettatric­e mi ha detto: “Il mio matrimonio è calmo, sono sposata, tutto qui”. E io pensavo: “Al confronto, la mia vita è una tragedia”».

E che reazione si immagina in Italia?

«Penso che gli italiani si riconoscer­anno nei nostri personaggi, se togliamo il lato un po’ freddo da scandinavo di Ingmar Bergman. Io poi ho l’impression­e di essere a casa più in Italia che a Parigi. Sono nata in Corsica e mi sento mediterran­ea, vicina alla Sardegna che è proprio davanti, mia nonna è italiana, sono cresciuta mangiando piatti italiani… Come francese non mi sento molto parigina, certe volte è un problema perché i miei gusti cinematogr­afici non sono per niente freddi né intellettu­ali, sono più fisica, vicina all’italia e alla Spagna».

In «Scene da un matrimonio» ci sono momenti violenti, il marito diventa aggressivo. Johan a un certo punto cerca quasi di strangolar­e Marianne.

«Certo, lei non ha mai avuto voglia di strangolar­e qualcuno?».

Sì, ma non ho provato a mettergli le mani al collo.

«La collera è un sentimento che conosciamo da quando siamo piccoli, c’è un grado di violenza in tutti noi, non crede? Poi non bisogna esprimerla nei fatti, certamente».

Non pensa che i tempi siano cambiati rispetto agli anni Settanta, quando è nato «Scene da un matrimonio»?

«Sì, ma soprattutt­o quanto a una frase che c’è nella pièce, quando Johan dice: “Le donne, che cosa se ne fanno poi della loro libertà? Niente”. Dopo il movimento Metoo, credo che oggi Bergman scriverebb­e quella scena in un altro modo. È questo aspetto che trovo un po’ sfasato rispetto ai nostri tempi. In quella frase c’è una misoginia ormai antiquata, impresenta­bile. Invece il lato fisico, primitivo, animale, lo avremo sempre».

Nei giorni più accesi dello scandalo Weinstein lei è intervenut­a sul quotidiano «Le Monde» per sostenere «la lotta delle donne che hanno il coraggio di rompere il silenzio».

«Ho voluto ribadire che mi sento femminista e difendo il movimento Metoo, ma sottolinea­ndo anche che la società vuole controllar­e gli uomini e le donne e finisce per metterli l’uno contro l’altro. Come se dovessimo scegliere tra mamma o papà, tra donne o uomini, mentre io vorrei crescere con gli uomini, non contro di loro. Per tornare all’italia, che cosa pensa delle critiche ad Asia Argento?»

Lei che cosa ne pensa?

«Alcuni italiani sono stati troppo duri contro di lei. In quel linciaggio ho trovato che ci fosse un lato un po’ arcaico, reazionari­o».

Come è stato girare «L’uomo fedele» con Louis Garrel, regista, attore e da un anno suo marito?

«Per istinto di sopravvive­nza ho preso la cosa con molta profession­alità, separando i ruoli. Sono arrivata sul set come attrice e non come moglie, è una collaboraz­ione artistica, niente di personale. Non potevo che fare così, non mi piace l’impudicizi­a».

Lei si sente un po’ italiana, come due dei suoi tre figli (quelli avuti con Stefano Accorsi, ndr). Che cosa pensa dei litigi tra Parigi e Roma?

«Alcune posizioni politiche dell’italia in questi giorni riflettono un’immagine di noi stessi francesi, che preferirem­mo non vedere, perché l’estrema destra è presente e forte anche in Francia. Mi è piaciuto il video di Roberto Saviano. L’estremismo rischia di essere banalizzat­o, ci stiamo abituando, allora è un bene che qualcuno sia capace di “insultare il padre” e opporsi all’autorità, al governo».

Dopo il Ciad andrà in Libano per una campagna Unicef contro i matrimoni forzati delle adolescent­i. Le prende molta energia questo impegno?

«No, me ne dà molta».

Smetterà mai di fare la modella?

«Non lo so, per adesso mi diverte ancora. Ho imparato a fare l’attrice partendo dalle fotografie, mi piace fare tutto. Sono sempre me stessa, ho una specie di sete di assoluto, in quel che faccio c’è sempre una parte della mia verità».

Come francese non mi sento molto parigina Ed è un problema perché i miei gusti cinematogr­afici non sono né freddi né intellettu­ali Io sono più fisica

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 ??  ?? Al cinemaLiv Ullmann e Erland Josephson in un momento del film «Scene da un matrimonio» del 1974 diretto da Ingmar Bergman
Al cinemaLiv Ullmann e Erland Josephson in un momento del film «Scene da un matrimonio» del 1974 diretto da Ingmar Bergman
 ??  ?? Intensi Laetitia Casta (40 anni) e Raphaël Personnaz (36) in un momento di «Scene da un matrimonio» per la regia di Safy Nebbou. Lo spettacolo sarà in scena al teatro Politeama di Napoli il 3 e 4 luglio
Intensi Laetitia Casta (40 anni) e Raphaël Personnaz (36) in un momento di «Scene da un matrimonio» per la regia di Safy Nebbou. Lo spettacolo sarà in scena al teatro Politeama di Napoli il 3 e 4 luglio
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