Corriere della Sera

«Aprite i porti» L’affondo di Fico divide i 5 Stelle

Poi Di Maio frena. Governo, scontro sui gay

- di Emanuele Buzzi

Non è piaciuta a Di Maio, l’uscita del presidente della Camera Fico: «Io non chiuderei i porti». Tra i due grillini è seguita una telefonata tesa. E Salvini ha liquidato il caso: «Opinione sua, decide il governo».

Ancora una volta il tema dei migranti apre una faglia all’interno dei Cinque Stelle. A surriscald­are il clima, già da giorni pesante dentro al gruppo parlamenta­re, ci pensa Roberto Fico, presidente della Camera, ma soprattutt­o anima «sinistra» del Movimento. L’inquilino di Montecitor­io, a Pozzallo per visitare un hotspot, scandisce parole che vanno nella direzione opposta alla narrazione leghista e dell’esecutivo. Primo: «Io i porti non li chiuderei», dice. Secondo: «Quando si parla di Ong bisogna capire cosa si vuole intendere. Fanno un lavoro straordina­rio. L’inchiesta di Palermo archiviata, l’inchiesta di Catania da un anno non cava un ragno dal buco. Quindi bisogna capire bene di chi si parla e chi le finanzia, se non si fa cattiva informazio­ne. Le Ong nel Mediterran­eo hanno salvato i migranti».

E ancora: «Bisogna essere solidali con chi emigra e ha storie drammatich­e che toccano il cuore».

L’avviso è forte e chiaro. Non è dato sapere se Fico lo abbia fatto per dare voce ai malumori che ormai da settimane serpeggian­o dentro ai Cinque Stelle. Di certo c’è che il ragionamen­to seguito dal presidente della Camera costringe Luigi Di Maio a porre rimedio. «Il governo — replica il vicepremie­r — è compatto sulla linea in tema di immigrazio­ne. Nessuno ha mai chiuso i porti, abbiamo chiuso alle Ong che non rispettano le regole». Infine precisa: «Quelle di Fico sono dichiarazi­oni a titolo personale».

Di lì a poco anche l’altro vicepremie­r Matteo Salvini liquida la questione usando le stesse parole di Di Maio: «Fico? Un suo punto di vista personale». Un modo per veicolare un messaggio di unità e per dissimular­e qualsiasi tipo di rottura. «Divergenze? Non siamo una caserma», risponde piccato il ministro dell’interno da Pontida. «È giusto che ognuno esprima le proprie idee. Poi i ministri fanno i ministri. E quindi le scelte sono quelle che gli italiani stanno toccando con mano da qualche mese».

Tuttavia nel giorno dello strappo di Fico si continua a parlare di cosa abbia portato a casa l’italia dopo il vertice europeo di Bruxelles. Secondo il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che avrebbe avuto venerdì un colloquio con Salvini nel corso del quale gli avrebbe dispensato consigli, i risultati «sono deludenti». Il motivo? L’ex premier la mette così: «L’ostentazio­ne di fermezza del governo italiano, utile ai fini del consenso interno, non ha consentito di portare a casa risultati significat­ivi in sede europea. Io credo in un altro modo di stare in Europa, quello del nostro governo, fatto di fermezza ma anche di relazioni». Mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’italia, si serve di un tweet per attaccare Fico: «Aggiornaci anche quando vai

Il sostegno dal Pd Martina: apprezzo queste parole. Spero che Fico ora agisca per fermare certe scelte

Berlusconi

«Dal consiglio europeo risultati deludenti, l’ostentazio­ne di fermezza non serve»

dai terremotat­i italiani. #Boldrino».

Dal Partito democratic­o il reggente Maurizio Martina loda lo strappo del presidente della Camera: «Ho apprezzato le sue parole. Ora mi auguro voglia muoversi sia verso la maggioranz­a di governo e nel suo movimento perché si rifletta con serietà sulla situazione e si fermino scelte sbagliate come quelle fatte fino a qui». Mentre il democrat Andrea Romano sbeffeggia l’esecutivo servendosi di un aneddoto: «Chi ha parlato per l’italia al vertice europeo: Conte o Salvini? Secondo il New York Times, durante i negoziati “Conte è stato al telefono con Salvini costanteme­nte e su ogni dettaglio”. Il Parlamento è stato ingannato da Conte».

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