Corriere della Sera

«Noi islamici pronti a pagare per l’accoglienz­a»

L’ex ministro saudita: «Vogliamo finanziare l’integrazio­ne contro il radicalism­o»

- di Goffredo Buccini

«S helter, rifugi... e aiuti, quello che volete. Soldi. Siamo pronti a mettere molti soldi, un supporto diretto al governo italiano sull’immigrazio­ne. Ma non siamo riusciti a dirlo al vostro ministro degli Esteri. Capisce?».

Nella suite dell’hotel Cavalieri tuffata sui pini di Roma, Mohammad Al Issa vuole apparire molto conciliant­e ma anche un po’ sdegnato, e si accerta che il traduttore lo comunichi. Da due anni segretario generale della Lega musulmana mondiale, già giurista del consiglio degli ulema e ministro della Giustizia di re Abdullah in un primo timido tentativo di scongelare il regno saudita, Al Issa è adesso la voce che il giovane principe Bin Salman ha deciso di fare ascoltare a noi occidental­i per convincerc­i delle sue modernizza­zioni e divulgare un messaggio di tolleranza religiosa e lotta al terrorismo (lo scorso settembre ha ripetuto questi concetti nell’incontro con papa Francesco). La Lega musulmana, col suo controllo su moschee e centri islamici del mondo sunnita, è vista spesso con sospetto, come guardiana contro il secolarism­o, braccio operativo del wahabismo di Riyad. Così Al Issa ripete che «molte cose sono mutate» da quando lui è segretario generale.

Cinema aperti, donne al volante: cosa c’è dietro questi cambiament­i?

«Capire l’islam, correttame­nte. Il cinema non è diverso da guardare la tv o vedere Youtube sul computer, è solo usare un altro monitor! Impedire la guida alle donne non ha nulla a che fare con la religione, era solo un modello della società passata su cui alcuni ulema avevano messo il coperchio. La donna per me può anche viaggiare da sola all’estero... ma è una mia opinione».

Ma proprio mentre permettete alle donne di guidare, incarcerat­e 17 attiviste dei diritti femminili, tra cui la professore­ssa Hatoon alfassi, e vari oppositori. Quale faccia è quella vera?

«Io non sono quell’arresto».

Ma lei è stato ministro della Giustizia. il giudice di

«Se lo fossi ancora le rispondere­i. Ma un magistrato potrebbe farmi causa (ride, ndr). Io rispetto le competenze, non basta il sentito dire, spesso ci sono cose non alla nostra portata».

Non le chiedo una sentenza ma un’opinione politica.

«Sono stato giudice per 30 anni, non posso rispondere se non ho elementi».

Veniamo alla questione centrale dei migranti...

«Noi abbiamo una proposta per l’italia, sull’integrazio­ne; bisogna capire il background di queste persone, abbiamo studi, informazio­ni. E possiamo lavorare insieme. L’italia soffre più degli altri Paesi. Noi vogliamo supportare a 360 gradi il vostro governo, abbiamo un’organizzaz­ione mondiale per farlo e soldi da offrirvi. Danaro che esce direttamen­te dai fondi della Lega musulmana mondiale».

E avete preso contatto col nostro governo?

«Dieci giorni fa dai nostri uffici romani abbiamo chiesto con una nota diplomatic­a un incontro per me col vostro ministro degli Esteri. Ma ci hanno detto che il ministro non era disponibil­e e potevo vedere un suo vice. Ognuno è benvenuto per me a livello amichevole, ma il protocollo della Lega musulmana non mi permette di incontrare un livello più basso in via ufficiale. E io sto ripartendo per Riyad».

Possiamo immaginare le perplessit­à del nostro governo. Il tema è assai complesso. Le democrazie europee vacillano intanto sotto le ondate migratorie. Lei pensa che tra i migranti possano nasconders­i terroristi?

«Penso di sì, è possibile. Ma si possono scoprire. Il terrorista ha un modo di fare diverso, anormale».

Non sempre, a prima vista. Che cosa lo distingue?

«Ha un’agenda insana, senza etica. La prevenzion­e è molto importante. Ma è anche importante non perseguita­re innocenti, persone di pace, questo può portare simpatie ai terroristi».

Parliamo di terroristi islamici.

«Falsamente descritti come islamici».

Loro si ritengono islamici a tutti gli effetti.

«Ognuno di questi criminali può descrivers­i come gli pare. Sono estremisti religiosi. Il Papa mi ha detto che anche i cattolici hanno avuto estremisti».

Lei descrivere­bbe Mohammed Atta, l’attentator­e delle Torri, come un estremista?

«No, come un terrorista. Ma l’estremismo può portare al terrorismo».

Salafismo e terrorismo non sono legati, secondo lei?

«No. Il salafismo ha un principio: il rispetto per le decisioni dei capi del loro Stato anche se sono in disaccordo. L’ho detto anche a Bruxelles: i musulmani devono obbedire alle leggi dello Stato dove vivono, ricordando che quello Stato ha aperto loro le braccia».

Voi applicate la pena di morte...

«Chi uccide va sradicato».

Anche gli apostati, che non uccidono nessuno?

«Parli col magistrato, io rispetto i miei limiti».

Osama era wahabita, come Al Zawahiri, gli shabaab somali, Boko Haram... una certa diffidenza non è comprensib­ile in Occidente?

«Osama non era wahabita, se fosse stato wahabita sarebbe andato contro i nostri studiosi. Lo stesso vale per Al Baghdadi: un wahabita non può trasgredir­e le leggi, lui ha preso il libro di Al Wahhab e ha detto “sta nel mio sistema sociale”, ma non è vero. Noi lo abbiamo contrastat­o anche con una caricatura sul nostro website (ride e mi mostra una vignetta con un boia incappucci­ato che con una scure fa a brandelli un libro, ndr)».

Lei è wahabita?

«Io sono contrario a queste denominazi­oni: wahabita, salafita... Io sono con il puro Islam».

Nel puro Islam c’è femminile? il velo

«L’hijab è un obbligo religioso, la donna di nobile educazione non vuole turbare gli altri. Ma trasgredir­lo non implica non essere musulmani».

Il Corano, Sura 4, Al Nisa, pone l’uomo al di sopra della donna «per la preferenza accordatag­li da Allah»... lei si sente superiore?

«Il Corano non dice che siamo superiori, ma che dobbiamo proteggere le donne, provvedere alle spese di casa, siamo come dei... bodyguard».

A casa mia è sentirsi superiore.

«Lo vede dall’angolo sbagliato: questo è un privilegio per le donne. Ma la donna che dicesse “penso io a tutto” sarebbe una gran donna. Bacerei le mani a mia moglie se provvedess­e alle spese di casa (ride, ndr)».

Voi controllat­e la Grande Moschea di Roma.

«In passato. Io ho una visione diversa. Non faccio il “supervisor” delle moschee. E una piattaform­a Twitter ha più effetto di una moschea».

In Italia abbiamo solo sei moschee regolari e moltissime irregolari.

«Bisognereb­be costruirne di più, sì, con sermoni in arabo e italiano».

Il nostro nuovo ministro degli Interni, Matteo Salvini, non è d’accordo.

«Questo può spingere al radicalism­o, creare un gap nell’armonia nazionale. Noi vogliamo la piena integrazio­ne dei musulmani in Italia. Vogliamo che i bambini musulmani vadano alla vostra scuola pubblica, se uno vuole formarsi una cultura religiosa può farlo poi privatamen­te. Siamo contro l’isolamento delle nostre comunità. Voi non dovete rischiare di trasformar­vi in una società chiusa e senza diversità».

Curioso pulpito. Voi usate la «taqiyya», l’inganno e la dissimulaz­ione nell’interesse dell’islam?

«Noi sunniti non la usiamo, la usano gli sciiti, fa parte del loro modello ideologico. Mi creda, i musulmani che io rappresent­o sono sinceramen­te fieri di stare in Italia. Siete stati straordina­ri nell’accoglienz­a dei migranti. Sentiamo la responsabi­lità di partecipar­e a questa impresa».

I musulmani sono fieri di stare in Italia. Sentiamo la responsabi­lità di partecipar­e a questa impresa

 ??  ?? Attesa Una famiglia di Jedda, in Arabia Saudita, guarda una partita dei mondiali. Dietro l’impulso del principe ereditario Mohammed Bin Salman il Paese è entrato in una fase di riforme. Ma restano enormi questioni di diritti umani e parità (Getty)
Attesa Una famiglia di Jedda, in Arabia Saudita, guarda una partita dei mondiali. Dietro l’impulso del principe ereditario Mohammed Bin Salman il Paese è entrato in una fase di riforme. Ma restano enormi questioni di diritti umani e parità (Getty)
 ??  ?? Chi è Mohammad Al Issa, segretario generale della Lega musulmana mondiale. Lo scorso settembre ha incontrato il Papa. In alto, una famiglia saudita guarda una partita dei Mondiali (Sean Gallup)
Chi è Mohammad Al Issa, segretario generale della Lega musulmana mondiale. Lo scorso settembre ha incontrato il Papa. In alto, una famiglia saudita guarda una partita dei Mondiali (Sean Gallup)

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