Tra i due leader Cinque Stelle una telefonata tesa «Umanità». «Serve rispetto»
L’area «fichiana» ribolle. Lo stop di Grillo (con Machiavelli)
MILANO A fine giornata il pensiero è sempre quello che lo ha accompagnato al risveglio, prima delle polemiche, prima di una giornata lunga e tesa. «Prima salvare le vite in mare poi accertare eventuali responsabilità», ragiona Fico con i suoi collaboratori, «non è buonismo ma umanità». Il presidente della Camera ha alle spalle una visita a sorpresa all’hotspot di Pozzallo, in provincia di Ragusa. La decisione del blitz è arrivata di prima mattina. Fico è scosso per la tragedia al largo della Libia e irritato per le parole di Matteo Salvini al Corriere sulle Ong. E decide di far sentire la sua presenza (più che la sua voce). Il presidente della Camera — in Sicilia per motivi personali — arriva all’hotspot in T-shirt bianca e gilet. Con lui il sindaco del comune siciliano, il prefetto e il questore. Fico parla con i lavoratori, poi si lascia andare davanti alle telecamere. «I porti non li chiuderei». E ancora: «L’italia non può tirarsi indietro ed è qui che vanno aiutate le persone».
Lo sfogo
Parole che fanno salire la tensione all’interno del governo, ma soprattutto danno sfogo all’anima ortodossa del Movimento, infastidita dall’atteggiamento leghista sulla questione migranti. «Non c’è una strategia», rassicurano i fichiani, intanto c’è chi interviene. «Ricordiamolo bene tutti, dalla vergogna e dal fallimento come uomini non ci assolveranno né le ragioni che riteniamo di avere, né i principi che altri si rifiuteranno di onorare», scrive la senatrice Paola Nugnes. E tra i pragmatici c’è chi si allarma: «La strada si fa in salita».
Il filo sottile
Bisogna aspettare qualche ora, però, per un chiarimento, una telefonata tra Fico e Luigi Di Maio: spegnere l’incendio prima che divampi all’interno del gruppo pentastellato. Si cammina su un filo sottile, quello del rispetto delle reciproche prerogative. I «così non va, non ci può essere indifferenza» fanno il paio con «ci vuole rispetto, compattezza se vogliamo credere nel nostro progetto». Parole rimbalzano dalle due diverse ali del Movimento e che arrivano a Fico e Di Maio. La volontà comune è quella di non esasperare gli animi.
Il ragionamento
«Non c’è nessuna novità, Fico ha una sua sensibilità ed è giusto che la esprima — sottolineano i vertici M5S —. Ha un ruolo istituzionale ed è naturale che prenda certe posizioni». E ancora: «La linea del Movimento e del governo però è un’altra e non ci devono essere correnti». Un modo anche di tagliar fuori, isolare la minoranza. Le indiscrezioni riferiscono di un Di Maio rassicurato dopo il colloquio, nonostante i malumori che traspaiono dal fronte leghista riunito a Pontida (e forse anche in quest’ottica arriva lo stop di Lorenzo Fontana alle parole di Vincenzo Spadafora al gay pride sui diritti). «Noi abbiamo più voci, la Lega invece è più compatta, monolitica. Tutto qui», tagliano corto nel Movimento per stoppare la polemica.
Il premier
L’unica voce all’unisono è che «non ci sono conseguenze per l’esecutivo». E lo stesso atteggiamento del premier Giuseppe Conte sembra avvalorare questa tesi. Il presidente del Consiglio, reduce dal vertice Ue — raccontano i rumors — rimane concentrato per quello che concerne la situazione dei migranti sullo scacchiere internazionale (e i Cinque Stelle rilanciano un articolo di Le Monde sulla trattativa al
La scelta
Il presidente della Camera ha deciso la visita dopo la strage libica e le frasi di Salvini
Consiglio europeo). Nessun ruolo da «pompiere», insomma. Anzi. Conte si prepara a una settimana di svolta, su nuovi temi, stavolta in chiave tutta italiana. Il premier avrebbe intenzione di iniziare a porre sul tavolo del governo — oltre al dl dignità — anche sui principali cavalli di battaglia legastellati: reddito di cittadinanza e flat tax. Passi avanti per lavorare anche in vista del prossimo anno.
Il garante
Intanto, Beppe Grillo lancia — indirettamente — un avviso ai suoi, che suona come un messaggio per gli ortodossi. Lo fa dal blog, rilanciando le parole di Alberto Nigi su Niccolò Machiavelli: «Chi governa deve rinunciare a se stesso, votandosi e sacrificandosi interamente alle esigenze dello Stato di cui egli è responsabile».