Corriere della Sera

Accuse a Roma sui morti nel naufragio La replica: «Mai coinvolti nei soccorsi»

Un politico spagnolo: li avete ignorati. La Guardia costiera nega. Barcellona apre a 59 migranti

- Marta Serafini

Morti in mare e polemiche. Questa volta tocca alla Ong catalana Proactiva Open Arms.

È quasi ora di pranzo, quando Salvini twitta: «La nave Open Arms, di Ong spagnola con bandiera spagnola, si è lanciata poco fa verso un barcone e, prima dell’intervento di una motovedett­a libica in zona, ha in tutta fretta imbarcato una cinquantin­a di immigrati a bordo». I migranti a bordo, si scoprirà qualche ora più tardi, sono in realtà 59, tra cui cinque donne, un bambino di nove anni e tre adolescent­i. Tra loro, palestines­i, siriani, sudanesi, soccorsi da un gommone davanti alle coste libiche. Un carico di esseri umani stretti su un gommone sgonfio, in difficoltà, nonostante il mare calmo.

«Abbiamo avvistato l’imbarcazio­ne e abbiamo deciso di procedere. Roma non ha coordinato i soccorsi ma è stata informata in ogni momento così come abbiamo tentato di contattare i libici che però non hanno risposto», spiega al Corriere Riccardo Gatti, capitano della Astral, nave che affianca la Open Arms.

A chi tocca accogliere i naufraghi? Il verdetto del ministro Salvini non tarda ad arrivare. «Questa nave si trova in acque Sar della Libia, porto più vicino Malta, associazio­ne e bandiera della Spagna: si scordino di arrivare in un porto italiano». Passano un paio d’ore e puntuale arriva la replica, via Twitter, del ministro maltese Michael Farrugia: «l’intervento è accaduto in area Sar libica tra Libia e Lampedusa. Salvini la smetta di diffondere notizie scorrette tirando in ballo Malta senza alcuna ragione», attacca il titolare dell’interno de La Valletta allegando la rotta della nave.

Nel pomeriggio, a rafforzare le parole di Salvini arriva un comunicato del Viminale che recita come la Open Arms non possa attraccare in Italia per motivi di «ordine pubblico» e per il rischio di «proteste» a causa delle «precedenti vicende giudiziari­e in cui è stata coinvolta la nave» riferendos­i al sequestro della Open Arms disposto dalla Procura di Catania e finito con il dissequest­ro confermato da quella di Ragusa.

A decidere il destino di queste 59 persone ancora una volta sono le divisioni dell’europa. È la sindaca di Barcellona Ada Colau a offrire la propria città come porto sicuro con il primo ministro Pedro Sánchez che dà via libera allo sbarco, come successo con Aquarius arrivata a Valencia.

Trovato l’approdo, le acque del Mediterran­eo non si calmano. Ieri è stata la giornata delle accuse sul naufragio di venerdì al largo della Libia con 100 morti di cui 3 bambini. «L’open Arms avrebbe potuto salvarli, ma è stata ignorata dalle autorità libiche e italiane», twitta Javi Lopez, uno dei quattro europarlam­entari a bordo di Astral (tra loro anche l’italiana Eleonora Forenza), mostrando un video di Òscar Camps, fondatore dell’organizzaz­ione umanitaria. Parole confermate da Riccardo Gatti che racconta di aver sentito alla radio un messaggio tra un aereo militare e i libici cui dopo un’ora e mezzo segue una comunicazi­one da Malta «su un’imbarcazio­ne con oltre 100 persone». «Abbiamo offerto aiuto ma da Roma ci è stato detto che era già stata intercetta­ta dalla Guardia costiera libica».

Quei bambini potevano essere salvati? Dalla Guardia costiera italiana respingono le accuse con un comunicato: «L’evento Sar è avvenuto in acque territoria­li libiche e non ha visto in alcun modo il coinvolgim­ento della Centrale operativa di Roma».

La giornata sembra finita. Poi, in serata, l’ansa batte la storia di un 12enne tunisino. Era partito su una motonave di linea, nascosto in un rimorchio. Notato allo sbarco dalla Polizia di frontiera in stato confusiona­le, è stato affidato ai servizi sociali. Voleva raggiunger­e il fratello in Sicilia. Ma si è sbagliato ed è sceso a Salerno.

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(foto Olmo Calvo / Ap) Al largo della Libia Migranti tratti in salvo dal team di soccorso della Open Arms della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Venerdì, davanti alle coste libiche sono morte 100 persone, fra cui tre bambini
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