Il Carroccio frena, niente inno del Veneto
Per un punto Martin perse la cappa. E il Veneto, il suo inno. Per il momento almeno. Mercoledì nella regione ultraleghista del Nord, guidata dal governatore Luca Zaia, il primo assalto è fallito. Per un solo voto, appunto. La proposta era stata fatta dall’alfiere dei separatisti in consiglio regionale, Antonio Guadagnini, un ex vicesindaco di provincia (Crespano del Grappa), transitato in pochi anni dall’udc all’indipendentismo (di lui c’è pure una pagina Wikipedia, ma rigorosamente in inglese: non sia mai che…): introdurre come simbolo ufficiale nello statuto, accanto a stemma e bandiera, anche un inno musicale. E c’è era pure già un brano candidato: «Na bandiera, na lengoa, na storia», scritto dal bassanese Luciano Brunelli, matematico ed ex maestro di coro di paese, su note della «Juditha Triumphas» di Vivaldi (oratorio composto nel 1716 per celebrare la vittoria della Repubblica di Venezia sui Turchi). Giunti in aula, però, alla maggioranza — tolti Forza Italia e Fratelli d’italia, contrari — è mancato appunto un voto. E, per altro, proprio quello di un fedelissimo del governatore Zaia, Fabiano Barbisan, che si è astenuto. Cosa è successo? «La Lega ha votato compatta per il sì — spiega lo stesso Guadagnini —, ma non ha voluto arrivare al dunque. Una chiara indicazione politica». Che decifrato vuol dire: in questo momento politico, con Salvini in versione sovranista, uno strappo indipendentista il Carroccio non lo vuole (o non se lo può permettere). «Comunque ci riproveremo — chiude il consigliere — riproponendo l’introduzione dell’inno con legge ordinaria. Io credo che il 25 aprile, per esempio, nel giorno della nostra festa, in piazza San Marco, prima dell’inno di Mameli, debba suonare il nostro». Post scriptum: intanto alla Corte costituzionale è ancora pendente il ricorso che l’anno scorso il governo centrale ha fatto contro la legge veneta, che introduceva l’obbligo di esporre la bandiera di San Marco in tutti gli uffici pubblici. Prefetture comprese. Per chi avesse dei dubbi.
Centrodestra diviso
FI e Fratelli d’italia contrari Poi un fedelissimo di Zaia si astiene e la proposta viene bocciata per un voto