«Il sogno di mio marito che mi indicava la via»
Non ho senso dell’orientamento e tre giorni fa, per una deviazione del traffico, mi sono persa nel mio piccolo Friuli. Nel continuare il viaggio verso Udine attraverso una strada sconosciuta, mi sembrava di essere in terra straniera. Traducevo in un linguaggio strano i nomi dei paesi che via via oltrepassavo scritti in stramberie turco-finniche dalla difficilissima pronuncia. Stava piovendo e i tergicristalli emettevano un suono gutturale. Poi mi sono accorta che il Tagliamento mi stava guardando di nascosto come fa un uomo innamorato e ho sentito la sua gelida acqua scivolare sul mio collo accaldato, quasi una carezza di mio marito e ho confuso la superficie del fiume con il viso di Mauro, entrambi belli e forti. Allora ho desiderato che l’asfalto si sciogliesse per poter raggiungere mio marito. Per lui, poi, avrei pigiato l’uva che era sul carro davanti alla mia auto: lo sapevo fare, lo facevo sempre da bambina. Per lui un bicchiere di vino novello e per me dell’acqua fresca. «Cin-cin». Il «brindisi» mi ha fatto illudere di vedere Mauro in carne e ossa: tra le sue mani era aperta una bella cartina geografica. Con il suo indice ho ripreso a viaggiare di nuovo in un territorio familiare. Non più paesi dalla pronuncia finnica ma semplici parole friulane: San Daniel, Sante Caterine. Alla periferia di Udine ho visto da lontano l’angelo del castello. Segnava bello. Grazie Mauro! Maurizia Venir