Corriere della Sera

Fondi e multinazio­nali in fila per il parco hi tech di Genova

Collina degli Erzelli, cinque offerte sul tavolo. Al nuovo socio il 70-80% di Ght

- Giovanni Stringa

Grandi fondi e società di consulenza internazio­nali in fila per investire in una città italiana. Roma o Milano? No, Genova. Nel dettaglio, su una collina che sovrasta porto e aeroporto. E’ il Great Campus degli Erzelli, un’area di imprese e ricerca tecnologic­a dove oggi lavorano 2 mila persone nelle 20 aziende già insediate, da Siemens a Esaote e Talent Garden. C’è anche — tra gli arrivi più recenti —il Centre for human technologi­es dell’istituto italiano di tecnologia (Iit).

Quella degli Erzelli è una lunga storia (l’idea di un parco hi tech a Genova risale al 2000), non senza frenate. Adesso, però, oltre alle aziende già «sul campo» e all’iit, è in arrivo la facoltà di Ingegneria dell’università di Genova: nelle previsioni il cantiere partirà nel 2020 e le prime lezioni nel 2023. C’è poi il progetto di un ospedale e, più nell’immediato, un aumento di capitale da 30 a 50 milioni di Genova High Tech (Ght), la società attuatrice del progetto. Il capitale sociale è oggi detenuto per il 25% da un gruppo di imprendito­ri e per il 75% da diverse realtà da Banca Carige a Intesa Sanpaolo e Coop Liguria. Ma con l’aumento il nuovo socio potrebbe mettere sul piatto tra i 30 e i 50 milioni e conquistar­e il 70-80% dell’assetto azionario. Carige — che non solo è azionista ma anche creditore — sta aiutando nella selezione degli investitor­i. Sul tavolo ci sono al momento cinque offerte non vincolanti, italiane e non, «tra cui almeno due grandi fondi internazio­nali», spiega Luigi Predeval, amministra­tore delegato di Ght dal 2014. Il nome del nuovo partner è atteso per settembre, e con lui le nuove risorse per costruire, affittare e ripianare il debito. Negli edifici già esistenti, aggiunge Predeval, «non abbiamo spazi liberi o sfitti o invenduti. E ci sono richieste di locazione che quindi non riusciamo ad accogliere. Le domande arrivano da aziende italiane e da rami tricolore di multinazio­nali straniere, per esempio società di consulenza internazio­nali. Le prime consegne di nuovi spazi sono previste tra due anni».

«Non vogliamo creare un campus ma un pezzo di città vero e proprio», spiega Paolo Caputo, l’architetto dell’omonimo studio scelto da Ght per il nuovo «master plan», il progetto di variante del parco tecnologic­o. «Vogliamo portare la città dentro gli Erzelli», aggiunge. Come? Per esempio con una cabinovia che — nella proposta indirizzat­a alle Autorità, come gli enti locali — girerà tra le varie mete del parco e quindi collegherà la collina a una nuova stazione ferroviari­a tra Sestri Ponente e Corniglian­o e da lì, con un ramo separato, arriverà fino all’aeroporto. E si punta a ottenere fondi europei per la «smart mobility».

E’ questo l’inizio o un segnale della riscossa di Genova? «Mi auguro di sì», risponde Predeval, facendo riferiment­o ai consistent­i effetti occupazion­ali stimati per le nuove costruzion­i, al coinvolgim­ento nei lavori di realtà locali come il Rina e ai grandi nomi internazio­nali che puntano sulla città.

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Un impianto di estrazione di petrolio

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