Serie A ancora più tecnologica «Var in 3D per il fuorigioco»
Rizzoli: «Sarà ancora più precisa». Ma per la B è ancora presto
Mettiamola così: mentre in questi giorni il pianeta si sta rendendo conto di quanto la tecnologia (intelligente) faccia bene al calcio, in Italia siamo già alla fase di perfezionamento. Non sarà granché come consolazione per l’assenza degli azzurri al Mondiale, già, ma tant’è. «Var2», nei palazzi arbitrali nostrani la chiamano già così. Diventerà operativa dalla prima giornata di serie A (19 agosto) e sarà più precisa, più sicura, più affidabile.
La chiave, ovviamente, una tecnologia ancora più avanzata, nello specifico il 3D, vale a dire la realtà tridimensionale: obiettivo dichiarato limare ulteriormente il margine di errore sul fuorigioco, la situazione dalla gestione oggettivamente più complessa. «Nella stagione 2018/19 renderemo ancora più preciso quel discorso dei centimetri che può aver creato qualche problema in passato» ha spiegato ieri Nicola Rizzoli, designatore della serie A, nel corso di un vertice romano durante il quale sono stati forniti alcuni dati significativi (-20% di ammonizioni per proteste) e s’è fatta poi un po’ di chiarezza sul futuro della videoassistenza in Italia.
Innanzi tutto per ora niente serie B. Nelle scorse settimane era girata voce di un’accelerata, Mondiali
Un arbitro alla Var in Russia: la video assistenza sta ottenendo ottimi risultati al Mondiale (Getty Images) invece niente. Ragioni economiche prima di tutto, ma anche ostacoli regolamentari e poi logistici. Li ha spiegati Marcello Nicchi, presidente degli arbitri: «Il protocollo internazionale parla di leghe principali, e poi allo stato attuale non abbiamo organico sufficiente». A proposito di organici: promossi in A Chiffi e La Penna (quello della contestatissima finale playoff Palermo-frosinone), dismessi Damato e Tagliavento per raggiunti limiti di età e Gavillucci per ragioni tecniche.
Non sono poi mancati, com’era prevedibile, riferimenti all’intricata vicenda della governance, con gli arbitri a serissimo rischio di vedersi tolto il 2% dei voti. «La nostra» ha concluso Nicchi «è una battaglia di democrazia». Stavolta però il fantasma dello sciopero non è stato evocato.