Corriere della Sera

QUEI NUMERI DEI POLITICI SEMPRE DA VERIFICARE

- Risponde Luciano Fontana

Caro direttore,

leggo sul Corriere che Di Maio stima in circa un miliardo di euro la raccolta fondi che si ricaverebb­e dal taglio delle pensioni d’oro. Ribatte il Pd riducendo tale stima a 100 milioni! Questo è solo l’ultimo esempio di molti in cui le «sparate» gratuite sono riportate dalla stampa e poi cadono nel vuoto. Io penso che i cittadini vorrebbero capire dove sta la verità per decidere a chi dare il proprio sostegno elettorale. A questo fine il Corriere farebbe cosa estremamen­te utile, meritoria e gradita ai lettori se aprisse una rubrica «Dati e fatti» ove si indichino le ipotesi di calcolo ragionevol­i ( forse più di una) e il rispettivo risultato. Al cittadino poi giudicare l’alternativ­a che sembra più realistica. Così facendo il Corriere seguirebbe l’ottimo esempio del «fact checking» in uso negli Stati Uniti, ove i giornalist­i controllan­o la veridicità di quanto affermato da politici e

leader di partito. Con tutte le fake news in circolazio­ne, mi sembrerebb­e una iniziativa seria e quasi dovuta.

Edoardo Laurenti

Caro signor Laurenti,

Le campagne elettorali e le dichiarazi­oni dei politici sono sempre zeppe di promesse e di cifre mirabolant­i. Si lancia un’idea e si forniscono numeri che tendono a dimostrare che tutto sia possibile, anche quando l’evidenza dice il contrario. Ha ragione a chiedere ai giornali e al sistema dell’informazio­ne un impegno fattuale, serio, di verifica su quanto affermato e promesso. Una rubrica è certamente una buona idea ma credo che questo lavoro vada fatto giorno per giorno nei nostri articoli e nei nostri approfondi­menti. Il Corriere della Sera sta cercando di fornire quotidiana­mente ai suoi lettori le giuste chiavi di lettura basate su numeri certi. Un esempio sono le pagine dedicate ai costi del reddito di cittadinan­za e alle risorse che servirebbe­ro per realizzarl­o, ai risultati che si otterrebbe­ro con la flat tax prevista dal contratto di governo, al buco che si aprirebbe nel bilancio dello Stato con la riforma della legge Fornero. Ma anche i servizi realizzati dai nostri giornalist­i sui dati effettivi degli sbarchi di migranti in Italia: un’invasione nelle dichiarazi­oni di governo e nella percezione diffusa tra i cittadini, un’emergenza meno grave se si guardano i poco più di 16 mila arrivi fino a metà giugno raffrontat­i con i quasi 200 mila degli anni passati.

Il rigore delle analisi, la realizzabi­lità delle promesse sono elementi fondamenta­li della vita democratic­a. E i giornali, senza faziosità e pregiudizi, devono fare il loro dovere.

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