Merkel «rigorista», ora teme di perdere la Spd
La vera Angela Merkel è ricomparsa ieri al Bundestag, il Parlamento tedesco. Non era più la visionaria da premio Nobel che nel 2015 apriva la Germania al mondo perché «è un obbligo morale aiutare altri esseri umani» e noi tedeschi «ce la possiamo fare». E neppure quella di lunedì notte quando, per restare cancelliera, proponeva campi di detenzione per migranti «a tempo indeterminato». Ieri era una Merkel pragmatica, rigida nelle regole e concentrata sull’interesse economico a lungo termine del suo Paese. «Bisogna mettere ordine in tutte le forme di migrazione in modo che la gente percepisca che la Legge viene rispettata». «Dobbiamo stabilire possibilità legali per lavorare e studiare in Germania. Abbiamo bisogno di lavoratori preparati e una legge sull’immigrazione che avvantaggi noi e i migranti. Altrimenti non riusciremo a combattere i trafficanti di uomini». C’è tutto in queste dichiarazioni. La devozione per le regole, la strategia di un Paese in calo demografico e l’aspirazione, quando è possibile, a fare la «cosa giusta», come fermare la mattanza di umani nel Mediterraneo. I deputati cristiano democratici hanno applaudito. La destra xenofoba di Alternativa per la Germania (Afd) ha fischiato. Tutto come dev’essere. Le «zone di transito» ha chiarito Merkel identificheranno gli stranieri «trattenendoli per non più di due giorni». Un ramoscello d’ulivo per gli alleati di sinistra, Spd che escludevano di approvare «campi di concentramento» per clandestini. Così il voto favorevole è più facile. Ora bisognerà verificare come il ministro dell’interno Horst Seehofer che ha voluto le «aree di transito» riuscirà a venderle al suo elettorato in Baviera. La destra di Afd già attacca in vista del voto regionale di ottobre: «due giorni di identificazione sono solo il solito bla bla».