Corriere della Sera

L’irritazion­e del Quirinale

Visita subordinat­a alla motivazion­e che darà il vicepremie­r

- di Marzio Breda

La vicenda del «pedinament­o» mediatico del capo dello Stato da parte del segretario della Lega ha irritato il Colle. Che non è disposto a fare il quarto grado di giudizio.

È asfissiant­e, Matteo Salvini. Ha «pedinato» per più di due giorni il capo dello Stato per un incontro urgente sulla sentenza della Cassazione che mette in crisi la Lega a proposito dei 49 milioni di euro in rimborsi elettorali spariti. E ieri, dopo aver incassato diverse critiche per questa pretesa (su tutte, quella di Massimo Luciani, al vertice dell’associazio­ne dei costituzio­nalisti italiani), è sbottato: «Che io non possa andare a parlare con il presidente della Repubblica mi sembra una cosa bizzarra. Non è forse il garante della Costituzio­ne e dei diritti dei cittadini?».

In realtà di «bizzarra», in questa vicenda, c’è stata solo una cosa: che tutto è avvenuto sul piano mediatico. Infatti, il leader leghista ha suonato la grancassa del web e delle tv, usandole come un’arma di distrazion­e di massa rispetto all’attuale disagio del suo partito, ma una richiesta per un colloquio al Quirinale non è mai giunta. Almeno fino alla serata di ieri, quando dalla sede leghista qualcuno ha preso i primi contatti con un consiglier­e del Colle rimasto a Roma, divulgando subito con un certo trionfalis­mo la notizia alle agenzie di stampa, mentre Mattarella era a un pranzo di Stato a 2.277 chilometri di distanza e «all’oscuro di tutto». Contatti non ancora risolutivi, quindi. In un contesto comunque quasi surreale, che nelle ultime 48 ore aveva alimentato addirittur­a un inverosimi­le giallo sul «silenzio del presidente». Il quale, va precisato, non avrebbe peraltro potuto rispondere personalme­nte a nessuna telefonata, impegnato com’è in un’importante visita nei Paesi Baltici, tra Riga, Tallinn e Vilnius, dove oggi la missione si chiuderà.

Mattarella, si sa, detesta scoprirsi braccato all’estero sulle polemiche italiane. È successo lo stesso a chi lo ha preceduto al Quirinale: un fastidio comprensib­ile, visto che quando si ha a che fare con le istituzion­i la forma è sostanza. Il che, applicato a questa particolar­e vicenda, significa che alla fine sarà necessario vedere in quale modo la richiesta del leader leghista risulterà alla fine motivata. Salvini è ministro dell’interno e vicepresid­ente del Consiglio, dunque ha tutti i titoli per ottenere un’udienza. E in questa veste l’avrà. A patto però che non insista a propugnare la finalità di affidare al presidente un impraticab­ile quarto grado di giudizio, e per di più sul ruolo della magistratu­ra e sul suo rapporto con la politica. Dovrebbe, insomma, cambiare registro rispetto al melodramma­tico appello lanciato e rilanciato da martedì scorso: «Decida lui se con quel verdetto è in ballo la democrazia... mettendo fuori legge un partito”.

Da stasera, quando Mattarella rientrerà a Palazzo, sarà possibile calendariz­zare il faccia a faccia. Tuttavia, se e quando avverrà, Salvini non deve aspettarsi sorprese: per il principio della divisione dei poteri, il presidente non può essere coinvolto in un conflitto tra ordine giudiziari­o e politica su una sentenza. E neanche il Csm, che il capo dello Stato presiede, avrebbe armi per interferir­e su una simile vertenza.

 ??  ?? A Vilnius Il capo dello Stato Sergio Mattarella, 76 anni, con la presidente della Repubblica di Lituania, Dalia Grybauskai­té, 62 anni, alla mostra «Firenze, tra Rinascimen­to e Barocco» (Ansa)
A Vilnius Il capo dello Stato Sergio Mattarella, 76 anni, con la presidente della Repubblica di Lituania, Dalia Grybauskai­té, 62 anni, alla mostra «Firenze, tra Rinascimen­to e Barocco» (Ansa)

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