La Jaguar pronta a lasciare il Regno
La casa britannica (controllata da Tata): con un’uscita «hard» difficile restare
Jaguar Land Rover, la casa britannica (controllata da Tata) un mito per gli appassionati di auto, tifa per l’europa. E annuncia che «pur volendo restare» nel Regno Unito, è pronta a spostarsi di fronte a una «hard Brexit»: una mossa necessaria «per salvare l’azienda».
LONDRA Vedremo la regina andare in giro su una macchina straniera? È uno degli scenari in caso di una no deal Brexit, cioè un’uscita di Londra dalla Ue senza un accordo-quadro che faccia da ammortizzatore: perché in questa eventualità la Jaguar Land Rover, che fornisce le auto su cui si sposta la famiglia reale, ha minacciato di abbandonare il Regno Unito.
Le Jaguar e le Land Rover restano un’icona britannica (anche se l’azienda è stata acquistata dagli indiani di Tata un decennio fa): e infatti «il nostro cuore e la nostra anima sono nel Regno Unito», ha detto al Financial Times il Ceo Ralf Speth. E dunque «vogliamo restare»: ma se fosse necessario, sono pronti a spostarsi all’estero «per salvare l’azienda».
Infatti JLR ha calcolato che un’uscita di Londra dalla Ue senza accordi costerebbe alla casa automobilistica 1,2 miliardi di sterline l’anno in dazi: perché in quel caso la Gran Bretagna commercerebbe con la Ue sulla base delle mere regole del Wto. E JLR ha già speso 10 milioni solo per preparare i piani d’emergenza per la Brexit.
Ora sono a rischio 80 miliardi di investimenti programmati per i prossimi cinque anni, che includono lo sviluppo di nuove auto elettriche. «Se non avremo il giusto accordo — ha spiegato Speth — dovremo chiudere impianti in Gran Bretagna: e sarebbe molto, molto triste». Oltre che doloroso.
JLR impiega 40 mila persone in Gran Bretagna, mentre altri 300 mila posti dipendono dall’indotto. L’azienda produce oltre 600 mila auto all’anno ed esporta beni per 18 miliardi di sterline l’anno: nell’ultimo quinquennio ha investito oltre 50 miliardi nell’economia britannica.
Il monito della Jaguar segue quello di Airbus e Bmw: che pure hanno messo in dubbio la propria permanenza nel Regno Unito in caso di Brexit catastrofica. Ma quanto è realistico questo scenario? Londra e Bruxelles assicurano che vogliono un accordo, nell’interesse di tutti: «Nessuno punta a un no deal — dicevano ieri a Londra fonti europee qualificate — ma nessuno è in grado di escluderlo».
Il costo
Senza accordi costerebbe
1,2 miliardi di sterline all’anno in dazi