I renziani prendono tempo: congresso dopo le Europee
L’ex premier parlerà domani all’assemblea Pd. Zingaretti preme
È un classico del Pd. Nel 2013, quando Renzi tentava la scalata, il partito si chiuse a riccio. Ma non funzionò. Adesso è il turno di Zingaretti. Per sbarrargli il passo è da giorni che al Nazareno si ragiona su come mandare per le lunghe il Congresso.
«Er saponetta», come lo chiamano gli amici romani per quella sua propensione a non andare mai allo scontro frontale, ha però innestato un’altra marcia. Perciò ieri, a due giorni dall’assemblea nazionale in cui si decideranno le sorti immediate del Pd, ha incontrato Martina e gli ha detto chiaro e tondo come la pensa: «Ci vogliono un congresso e l’elezione di un nuovo segretario prima delle Europee. È l’unico modo per ridare forza al partito».
Il reggente, che nel frattempo si è fatto crescere un po’ di barba, quasi a dimostrare che un nuovo corso del Pd c’è, la sera prima aveva visto Orlando e gli aveva fatto intendere di non avere intenzione di annunciare il congresso prima delle Europee. «Così ci mettono la camicia di forza e ci portano via», era stata la replica dell’ex Guardasigilli. Con il governatore del Lazio che insisteva («Non possiamo condannarci al suicidio») Martina è stato assai più flessibile. «Penso che alla fine faranno il Congresso prima delle Europee, però non ha indicato nessuna data», ha riferito Zingaretti ai suoi.
Uno Zingaretti sorpreso, perché già il giorno prima aveva avuto un assaggio di quel che si muove nel suo partito. Come sempre avviene, la sua segreteria aveva chiesto al Nazareno due, tre inviti per l’assemblea. Risposta: «Ci spiace no, perché Orfini ci ha fatto sapere che vuole controllare tutti gli inviti».
Infatti si temono contestazioni (come nell’ultima riunione del parlamentino del Pd). E il fantasma della mancanza del numero legale aleggia sempre, anche se nessuno lo invocherà per amor di patria (e di partito).
Persino i renziani sono spaccati. Più d’uno non riesce a nascondere il disagio per la decisione di appoggiare Martina. «Se lo votiamo in Assemblea dobbiamo almeno fare il Congresso prima delle Europee», è questo, in sostanza il discorso che, tra gli altri, hanno fatto Ceccanti, Parrini, Fiano e Malpezzi.
Ma la maggior parte dei renziani vuole prender tempo e arrivare alle assise dopo le Europee. Morale della favola, Guerini, che ieri ha visto Martina, dopo essersi consultato con l’ex premier, gli ha recapitato questo messaggio: «Se siamo tutti d’accordo si può fare un percorso lungo e nel frattempo ti eleggiamo all’assemblea, sennò si fa il Congresso in autunno e all’ergife non eleggiamo nessuno».
Stretto tra le correnti e i contendenti, Martina si barcamena. Oggi prenderà la decisione definitiva. Domani la espliciterà in Assemblea. Ma all’ergife chi darà la linea al partito sarà Renzi. L’ex segretario interverrà sulle questioni dell’attualità politica: «Però non parlerò degli assetti del Pd, che mi sono totalmente indifferenti, a me va bene tutto, l’elezione di Martina o il Congresso in autunno».
Organizzazione rigida
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