Corriere della Sera

L’allenatore li ha «aiutati» con 200 ore di meditazion­e

- Francesco Giamberton­e

Seduto al buio tra 12 ragazzini scheletric­i con la metà dei suoi anni, Ekkapol Chanthawon­g si riconosce a malapena. Il 25enne «coach Aek», magrissimo e serio, si distingue solo per le dimensioni della testa: quella di un adulto. L’unico intrappola­to nella cava insieme alla squadra di babycalcia­tori che allena da anni e cui vuole bene come fratelli. Aek li aveva portati alla grotta altre volte, in una delle mille gite tra Laos e Myanmar in bicicletta, l’altra passione dei bimbi insieme al pallone. Qualcuno dal pulpito dei social ora lo accusa di essersi comportato da incoscient­e, ma la maggior parte dei thailandes­i tifa per lui. Perché è stato Aek a tenere in vita la squadra per più di 200 ore ricorrendo all’unica risorsa che aveva: la meditazion­e. «Sapevo che si sarebbe preso cura di loro – ha raccontato al giornale The Australian la zia Umporn Sriwichai –. I bambini hanno detto ai sommozzato­ri che Aek ha insegnato loro a meditare». Pare abbiano combattuto così la paura: seduti nella posa con cui i monaci buddhisti, oltre ad allenare lo spirito, abbassano il ritmo cardiaco, rallentano la digestione (e la fame), liberano la mente. «Coach Aek» lo sapeva: fino al 2014 anche lui è stato un bhikkhu, un monaco della scuola buddista Theravada, per quasi 10 anni. In Thailandia tutti i maschi devono passare così un periodo della vita. La meditazion­e si usa soprattutt­o nei templi tra le foreste, a nord, dove vive da sempre. Ekkapol cominciò a 12 anni «dopo aver perso entrambi i genitori e un fratellino più piccolo». Era il modo per «renderlo più forte mentalment­e», ha raccontato lo zio Tham Chanthawon­g, «e penso abbia aiutato anche i bambini».

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Allenatore Ekkapol Chanthawon­g, 25 anni, seduto nella grotta

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