Corriere della Sera

Copyright digitale, stop alla riforma Ue

La vittoria del fronte del no (e dei colossi del web): l’europarlam­ento rinvia il voto a settembre

- DAL NOSTRO INVIATO I.C.

L’europarlam­ento ha respinto — con 318 contrari, 278 favorevoli e 31 astenuti — il testo della nuova direttiva sul diritto d’autore in rete, passato già in modo contrastat­o il 20 giugno scorso in commission­e giuridica. Una maggioranz­a trasversal­e, guidata da verdi, sinistre ed euroscetti­ci (con M5S e Lega), ha imposto il rinvio alla sessione di settembre a Strasburgo, dove sarà possibile votare modifiche. I due gruppi maggiori, i popolari (con Forza Italia) e i socialisti (con il Pd), che appoggiava­no il testo, hanno scontato dissidenti interni e un clima surriscald­ato da scontri tra lobby contrappos­te per influenzar­e il voto secondo gli interessi di parte.

Inizialmen­te si registrava un ampio consenso in Europa sull’imporre alle multinazio­nali Usa della rete di pagare adeguatame­nte i diritti su articoli di giornali, film, video, foto, musica o libri, eliminando l’attuale pratica di utilizzarl­i gratis o quasi. Anche perché le varie Google, Facebook, Microsoft, Amazon versano pure tasse minime, domicilian­dosi nei paradisi fiscali. Poi parti della normativa — secondo molti eurodeputa­ti — sarebbero diventate ambigue, mettendo a rischio la «libertà della rete» e penalizzan­do le piccole imprese. Verdi ed Efdd/m5s hanno bloccato tutto e ottenuto il voto dell’intera Camera Ue.

Polemiche ha provocato il lobbying martellant­e e aggressivo delle multinazio­nali Usa sulla Commission­e europea, che ha redatto la proposta iniziale, e sugli eurodeputa­ti, che hanno potere co-decisional­e con i governi. L’assenza di adeguate regole di controllo e trasparenz­a — per i lobbisti impegnati a influenzar­e le attività Ue — ha reso lecito quasi tutto. Accuse reciproche di «disinforma­zione» si sono moltiplica­te. Di sicuro le ambiguità inserite nel testo hanno allargato l’opposizion­e. Agli eurodeputa­ti convinti dalle ragioni di Google, Facebook, Microsoft, Amazon, si sono aggiunti — con motivazion­i diverse — quelli schieratis­i con il «popolo della rete libera» e i piccoli operatori.

«Lo scontro non è finito — ha detto l’eurodeputa­ta verde tedesca Julia Reda —. In settembre dobbiamo assicurarc­i che il Parlamento voti modifiche delle regole sul copyright che proteggano gli interessi degli autori e anche quelli degli utilizzato­ri di internet». Il vicepremie­r del M5S Luigi Di Maio ha considerat­o l’esito del voto un «segnale tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando a livello europeo». Il vicepremie­r leghista Matteo Salvini ha twittato: «Bavaglio alla rete e a Facebook respinto a Strasburgo, anche grazie al no della Lega: non ci fermeranno».

La lobby delle multinazio­nali EDIMA ha espresso soddisfazi­one. Il presidente degli editori europei Carlo Perrone ha lamentato invece una «vergognosa» interferen­za con notizie false nel procedimen­to legislativ­o. E il presidente della Fieg Andrea Riffeser ha auspicato «una inversione di rotta da parte dei parlamenta­ri europei in settembre».

Asse giallo-verde Lega e M5S esultano per la bocciatura: «Bavaglio scongiurat­o, l’ue sta cambiando»

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