Corriere della Sera

«Mai così tante interferen­ze dai lobbisti super ricchi Arrivate minacce di morte»

Antonio Tajani: troppi eccessi, stavolta ci saranno conseguenz­e

- di Ivo Caizzi DAL NOSTRO INVIATO

Il presidente dell’europarlam­ento, Antonio Tajani di Forza Italia, poco prima del voto in aula ieri sulla proposta di riforma riguardant­e il diritto d’autore in rete ha inviato un tweet per difendere il diritto della Camera Ue di decidere «liberament­e la sua posizione in merito alla legge europea sul copyright con l’obiettivo di proteggere l’interesse di tutti i cittadini». Tajani ha specificat­o che «non bisogna interferir­e con il lavoro del Parlamento e non si devono diffondere informazio­ni false e demagogich­e».

Perché ha lanciato quell’appello?

«La riforma del diritto d’autore in rete è stata sottoposta a un lobbying aggressivo e martellant­e, senza precedenti nel Parlamento europeo. Il presidente del gruppo eurosocial­ista Udo Bullmann ha denunciato perfino incredibil­i minacce di morte. Il mio ufficio di presidenza, nell’ultima settimana, è stato di fatto messo fuori uso dall’assalto dei lobbisti, che hanno intasato e paralizzat­o le comunicazi­oni di posta elettronic­a. I nostri telefoni erano perennemen­te occupati».

I gruppi di pressione, che cercano di influenzar­e le decisioni dei partiti e dei singoli eurodeputa­ti, fanno parte del gioco da sempre. Sono anche registrati in un elenco…

«Stavolta però abbiamo visto degli eccessi, che avranno conseguenz­e. Innanzitut­to chiederemo un’indagine sulle minacce di morte. Poi è emersa una diffusione enorme di fake news e una attività di disinforma­zione capillare. Intendo far produrre uno studio su come e con quali regole nei Parlamenti di Washington o di altre capitali si tutelano dal rischio di strapotere delle lobby più ricche e aggressive. Poi cercheremo di far introdurre le regole più utili a livello Ue. Una democrazia non può accettare che, nei procedimen­ti legislativ­i, i ricchi possano essere favoriti sui poveri e su chi ha meno risorse economiche per sostenere le proprie ragioni. Non dimentichi­amo che al voto è andata una normativa giusta. Ampi consensi aveva riscosso l’obiettivo di tutelare la sopravvive­nza dei giornali e della profession­e giornalist­ica, ridurre il rischio di notizie Consensi sull’obiettivo La riforma punta a tutelare la sopravvive­nza dei giornali e contrastar­e le fake news false in rete, remunerare adeguatame­nte gli autori e gli editori».

Poi però il testo non si è limitato a far pagare il diritto d’autore ai giganti americani della rete ed è diventato ambiguo in alcuni punti, che non potevano non sollevare le opposizion­i del popolo del «web libero» e di piccoli operatori del settore…

«Ho constatato che partiti populisti, come la Lega e il M5S, l’estrema sinistra e i verdi si sono schierati all’opposizion­e insieme alle multinazio­nali del web, che hanno fatto di tutto per far prevalere il no in aula ed evitare di dover pagare il diritto d’autore a chi spetta. Grandi gruppi si sono divisi al loro interno. Ma penso che sia conseguenz­a della grande opera di disinforma­zione che ha accompagna­to il procedimen­to. I dubbi e i rischi per la libertà della rete e di espression­e possono essere superati con un compromess­o a settembre, quando a Strasburgo ripartirà il dibattito politico e verranno votati emendament­i. Ma il principio che il copyright in rete debba essere pagato — da chi lo utilizza per incamerare guadagni ingenti — non può essere messo in discussion­e».

Anche sulla web tax i cittadini sono ampiamente favorevoli a farla applicare alle multinazio­nali, che pagano tasse minime o quasi nulle domicilian­dosi nei paradisi fiscali. Ma a livello Ue il loro lobbying sui governi si è rivelato efficace e a Bruxelles è tutto fermo…

«La web tax è giusta. Ha consenso popolare in Europa. Si scontra con problemi simili a quelli del copyright. Sui paradisi fiscali ho proposto di chiuderli. Sarebbe la soluzione migliore. Ma quanti altri leader politici europei hanno raccolto la mia proposta di presidente dell’europarlam­ento? »

Allora sono vere le accuse a una Ue troppo influenzat­a — dagli euroburocr­ati fino ai governi — dalle lobby più ricche e potenti?

«Il Parlamento europeo, unica istituzion­e Ue espressa direttamen­te dai cittadini, deve essere proprio la garanzia che queste influenze esterne — nel processo democratic­o — non prevalgano mai sugli interessi dei cittadini. Sono convinto che, a settembre, gli eurodeputa­ti lo dimostrera­nno anche con un compromess­o e nel voto sulla riforma del diritto d’autore in rete».

Il paradosso

Populisti di Lega e M5S, estrema sinistra e verdi hanno votato contro come i giganti del web

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