Corriere della Sera

IL «DECRETO DIGNITÀ» APPROVATO E SCOMPARSO PROPRIO COME IN PASSATO

- di Enrico Marro

Se c’è una cosa sulla quale il «governo del cambiament­o» non è riuscito finora a cambiare nulla, è la confusione che spesso segue l’approvazio­ne dei provvedime­nti in Consiglio dei ministri. Come ci hanno abituato i precedenti governi, a quattro giorni dall’approvazio­ne del cosiddetto «decreto dignità», del provvedime­nto si sono perse le tracce. Non c’è ancora la bollinatur­a del provvedime­nto da parte della Ragioneria generale dello Stato, con la certificaz­ione delle coperture necessarie, per esempio per far fronte al mancato gettito Iva conseguent­e all’introduzio­ne del divieto di pubblicità sui giochi (alla fine dovrebbe aumentare il Preu, il prelievo sui concession­ari). Nessun chiariment­o viene da Palazzo Chigi. Non si sa, dunque, quando il decreto potrà essere mandato al presidente della Repubblica e poi alla pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale. Un film già visto: grandi annunci, conferenze stampa, ma il testo ufficiale del decreto arriverà col solito ritardo in Parlamento. Che poi probabilme­nte lo modificher­à in non pochi punti, visto che la Lega si prepara a far proprie le richieste degli imprendito­ri che vogliono fermare la reintroduz­ione di troppi vincoli sui contratti a termine e ottenere invece di poter utilizzare nuovamente i voucher. Annunci che, su un altro fronte, quello della cosiddetta «pace fiscale», cioè il maxi condono tombale allo studio sulle cartelle e le liti pendenti, rischia di produrre danni ancor prima di prendere la forma di un articolato di legge. L’altro ieri, ascoltato in commission­e Finanze della Camera, il direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha spiegato tutte le difficoltà tecniche e normative di «aggredire» i 450 miliardi di euro che vale il «magazzino» delle cartelle esattorial­i pendenti. Con le «rottamazio­ni» 1 e 2 del governo Renzi potrebbero entrare alla fine più di 10 miliardi ( finora ne sono stati incassati 6 e mezzo). Ma non sono pochi i contribuen­ti che si stanno chiedendo se non convenga sospendere i pagamenti delle prossime rate (la prima della rottamazio­ne bis si paga entro questo mese), in attesa di una più vantaggios­a «pace fiscale».

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Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it Su Corriere.it
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