Corriere della Sera

Il cuore diviso di Griezmann uruguagio dentro e quegli amiconi nemici di un giorno

- Paolo Tomaselli

SAN PIETROBURG­O Quel gelosone di Suarez non l’ha presa per niente bene. I suoi due compagni, Godin e Gimenez, colonne della difesa della Celeste, sono compagni di squadra nell’atletico Madrid e amici fraterni del francese Griezmann. E fin qui, niente di strano. Se non fosse che il biondino cresciuto calcistica­mente in Spagna ha da sempre la fissa dell’uruguay, tanto da parlare un castiglian­o con l’accento uruguagio. Ha avuto allenatori chiave, preparator­i, compagni di Montevideo e dintorni e si è innamorato della cultura non solo calcistica del piccolo Paese sudamerica­no: a Madrid va ai concerti per pochi intimi del cantautore Lucas Sugo, ha imparato a cucinare la carne alla brace al punto giusto, si sveglia alla notte per guardarsi le partite del Peñarol.

Insomma, un vero fanatico, che ricorda di aver avuto a lungo come immagine del profilo su Whatsapp la bandiera col sole dell’uruguay. Non bastasse tutto questo, Griezmann, che nella terra «charrua» non ha ancora mai messo piede, è anche diventato, assieme al compagno di nazionale Areola, un accanito consumator­e di «mate», la tonificant­e bevanda che gli uruguaiani hanno sempre con loro: al Mondiale la Celeste ha portato 180 chili di

infuso, ma se continuano ad andare avanti dovranno fare un rabbocco.

Se andranno a casa invece ne lasceranno un po’ a Griezmann? Non scherziamo, perché Suarez è stato chiaro e in gioco non c’è solo una semifinale Mondiale, ma anche la difesa, più che mai orgogliosa della propria identità: «Antoine è francese. E per quanto dica di sentirsi metà uruguaiano non sa davvero cosa significhi — morde Luisito —. Non conosce la dedizione e lo sforzo necessari per giocare a così alti livelli con così pochi abitanti. Avrà le nostre abitudini, il nostro modo di parlare, ma non il nostro sentimento. Perché noi sentiamo le cose diversamen­te: questi sono i Mondiali e per noi sarà una partita speciale. Per lui non so». Non che in Francia sia passato inosservat­o il culto per l’uruguay di Griezmann: il suo mate è diventato oggetto di dibattito televisivo. Ma del resto lo champagne prima di giocare potrebbe avere effetti controprod­ucenti.

«Comunque vada, resteremo per sempre amici», è la premessa obbligator­ia per le sfide tra fratelli coltelli che vanno in scena oggi. Perché i duelli tra compagni di squadra sono tanti. E quasi tutti saranno dei faccia a faccia sul campo. Come quello tra Godin e Griezmann, che è il padrino della figlia del difensore. Ma anche Suarez avrà di fronte lo spigoloso Umtiti, difensore del Barca.

Dal mate uruguagio al «mate» nel senso inglese di «compagno», anche Brasile-belgio è terra di incroci. Pericolosi, ma carichi di significat­o. Willian e Hazard sono assieme al Chelsea da cinque anni e sono molto amici. Il belga è cresciuto nel culto di Ronaldinho e Robinho e sicurament­e nella Seleçao non sfigurereb­be. La premessa sull’amicizia l’ha fatta Willian, che ci tiene molto a battere il Belgio, ma anche al rapporto con Hazard: «È strano, perché per la prima volta siamo avversari. Vale anche per Courtois: io che li conosco bene dico che dovremo fare qualcosa di speciale per batterli».

Meno emozionato e più preoccupat­o è l’attaccante del City, Gabriel Jesus, che si trova di fronte Kompany: «Ci affrontiam­o spesso in allenament­o e vediamo come sarà in partita — ha detto il belga —: lui non ha ancora segnato, ma fa un ruolo chiave perché col suo movimento crea spazi per tutti gli altri». Soprattutt­o per Neymar, che parte da sinistra, zona di competenza del suo compagno Meunier nel Psg: «È il più forte con cui abbia mai giocato – ha detto l’esterno destro – e non ho idea di quale sia il segreto per fermarlo». Ma vatti a fidare degli amici.

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