Il cuore diviso di Griezmann uruguagio dentro e quegli amiconi nemici di un giorno
SAN PIETROBURGO Quel gelosone di Suarez non l’ha presa per niente bene. I suoi due compagni, Godin e Gimenez, colonne della difesa della Celeste, sono compagni di squadra nell’atletico Madrid e amici fraterni del francese Griezmann. E fin qui, niente di strano. Se non fosse che il biondino cresciuto calcisticamente in Spagna ha da sempre la fissa dell’uruguay, tanto da parlare un castigliano con l’accento uruguagio. Ha avuto allenatori chiave, preparatori, compagni di Montevideo e dintorni e si è innamorato della cultura non solo calcistica del piccolo Paese sudamericano: a Madrid va ai concerti per pochi intimi del cantautore Lucas Sugo, ha imparato a cucinare la carne alla brace al punto giusto, si sveglia alla notte per guardarsi le partite del Peñarol.
Insomma, un vero fanatico, che ricorda di aver avuto a lungo come immagine del profilo su Whatsapp la bandiera col sole dell’uruguay. Non bastasse tutto questo, Griezmann, che nella terra «charrua» non ha ancora mai messo piede, è anche diventato, assieme al compagno di nazionale Areola, un accanito consumatore di «mate», la tonificante bevanda che gli uruguaiani hanno sempre con loro: al Mondiale la Celeste ha portato 180 chili di
infuso, ma se continuano ad andare avanti dovranno fare un rabbocco.
Se andranno a casa invece ne lasceranno un po’ a Griezmann? Non scherziamo, perché Suarez è stato chiaro e in gioco non c’è solo una semifinale Mondiale, ma anche la difesa, più che mai orgogliosa della propria identità: «Antoine è francese. E per quanto dica di sentirsi metà uruguaiano non sa davvero cosa significhi — morde Luisito —. Non conosce la dedizione e lo sforzo necessari per giocare a così alti livelli con così pochi abitanti. Avrà le nostre abitudini, il nostro modo di parlare, ma non il nostro sentimento. Perché noi sentiamo le cose diversamente: questi sono i Mondiali e per noi sarà una partita speciale. Per lui non so». Non che in Francia sia passato inosservato il culto per l’uruguay di Griezmann: il suo mate è diventato oggetto di dibattito televisivo. Ma del resto lo champagne prima di giocare potrebbe avere effetti controproducenti.
«Comunque vada, resteremo per sempre amici», è la premessa obbligatoria per le sfide tra fratelli coltelli che vanno in scena oggi. Perché i duelli tra compagni di squadra sono tanti. E quasi tutti saranno dei faccia a faccia sul campo. Come quello tra Godin e Griezmann, che è il padrino della figlia del difensore. Ma anche Suarez avrà di fronte lo spigoloso Umtiti, difensore del Barca.
Dal mate uruguagio al «mate» nel senso inglese di «compagno», anche Brasile-belgio è terra di incroci. Pericolosi, ma carichi di significato. Willian e Hazard sono assieme al Chelsea da cinque anni e sono molto amici. Il belga è cresciuto nel culto di Ronaldinho e Robinho e sicuramente nella Seleçao non sfigurerebbe. La premessa sull’amicizia l’ha fatta Willian, che ci tiene molto a battere il Belgio, ma anche al rapporto con Hazard: «È strano, perché per la prima volta siamo avversari. Vale anche per Courtois: io che li conosco bene dico che dovremo fare qualcosa di speciale per batterli».
Meno emozionato e più preoccupato è l’attaccante del City, Gabriel Jesus, che si trova di fronte Kompany: «Ci affrontiamo spesso in allenamento e vediamo come sarà in partita — ha detto il belga —: lui non ha ancora segnato, ma fa un ruolo chiave perché col suo movimento crea spazi per tutti gli altri». Soprattutto per Neymar, che parte da sinistra, zona di competenza del suo compagno Meunier nel Psg: «È il più forte con cui abbia mai giocato – ha detto l’esterno destro – e non ho idea di quale sia il segreto per fermarlo». Ma vatti a fidare degli amici.