Il presidente: «Altri due acquisti»
È davvero «un ritorno», quello del Toro, che si trova all’ora di pranzo allo stadio Grande Torino, e alle cinque della sera al Filadelfia, per il primo allenamento davanti ai tifosi. Ritorno, suggerisce Urbano Cairo, anche nel senso di girone, quello interamente griffato da Walter Mazzarri, che portò i granata non troppo lontani dai confini europei: «Siamo riusciti a fare 29 punti — spiega il presidente — in un girone che non è mai semplice, e se li avessimo fatti anche all’andata, ci saremmo trovati in altra situazione. Allora, mi aspetto di proseguire, anche se adesso non voglio fare discorsi di punti e di obiettivi». Pausa: «L’importante è fare le cose e poi godersele».
Viene in mente il filosofo cinese Lao Tzu: «Chi parla non sa, chi non parla sa». Poche chiacchiere e molto lavoro, insomma: «Nelle mie attività sono abituato così e vedo che le cose vanno bene. Quando ho lanciato l’ops su Rcs — ricorda Cairo — non ho detto: vincerò sicuramente io. Anzi, tutti mi davano perdente, eppure ce l’abbiamo fatta». Morale: «Meglio volare bassi, ma ottenere i risultati».
In fondo, per sognare davvero, al Toro è mancata una manciata di punti, lasciata contro squadre non irresistibili, come le due di Verona. Per questo, ci si fida di questa squadra: «Già oggi siamo all’85% della rosa che ci serve». Così, «l’obiettivo è quello di tenere una squadra già forte: gli interventi da fare sono un pochino meno di quelli che servivano negli anni scorsi». Preso Izzo — «un giocatore con caratteristiche da Toro, che il mister conosce» — si innesterà un altro pezzo dietro: «Stiamo cercando qualcosa in difesa e a centrocampo», ragiona il presidente. Evitando soap opera: «Per Verissimo abbiamo fatto di tutto e di più, non è che possiamo aspettare settimane. Bremer invece è di assoluto livello, vediamo». Bel talento dell’atletico Mineiro, 21 anni, costerebbe pure la metà del primo, senza però rinunciare al piacere della scommessa, tecnica. Il resto, dovranno essere certezze: «Stiamo tenendo i migliori, e si è visto con Sirigu», con fresco autografo sul contratto.
Prima ragionare, poi sognare, o tutte e due, come invita la Nuvola Lavazza, davanti alla quale parla Cairo, prima di spalancare la nuova stagione de La7. È un posto, in uno dei cuori popolari della città, che somiglia al Toro: un’architettura post moderna, senza rinunciare alla prospettiva eterna, se dal pavimento s’avvistano le rovine di una basilica paleocristiana. Innovazione e tradizione. Per i risultati, basterà dar retta al motto del roadshow della tv: «Un anno in più». Da oggi (e da domenica nel ritiro di Bormio), il Toro ci proverà.